Virus: farmaci introvabili anche negli ospedali trentini Autorizzati gli antimalarici

di Patrizia Todesco

Autorizzati in Italia i farmaci antimalarici a base di clorochina e idrossiclorochina: sono a totale carico del Servizio Sanitario Nazionale per il trattamento dei pazienti affetti da infezione da Sars-CoV2. Si legge oggi nella Gazzetta Ufficiale. Autorizzate inoltre per lo stesso uso le combinazioni dei farmaci anti-Aids lopinavir/ritonavir, danuravir/cobicistat, darunavir, ritonavir, anche queste a totale carico del Servizio Sanitario Nazionale.


 

Intanto i farmaci sono sempre più introvabili.

I pazienti invocato i farmaci che in tv o sui vari siti Internet vengono indicati come miracolosi. I colleghi dei reparti di rianimazione. malattie infettive e medicina chiedono invece sedativi, antivirali, clorochina e tutto ciò che oggi è indispensabile per curare l’ondata di pazienti ricoverati con Covid-19. Annalisa Campomori, battagliera direttrice della Farmacia del S. Chiara di Trento e Membro della Commissione Prezzi e rimborso di Aifa, da giorni è in prima linea per aderire ai vari progetti sperimentali e per reperire i farmaci necessari. L'abbiamo intervistata ieri.

Dottoressa Campomori, si parla di tre farmaci sperimentali che vengono utilizzati. Nei nostri ospedali quali vengono usati?

Noi abbiamo trattato un certo numero di pazienti con il Tocilizumab, il farmaco usato per l’artrite reumatoide e sul quale è in corso una sperimentazione. Gli altri non li abbiamo perché non ci sono ancora protocolli. La cosa positiva è che l’Aifa ha fatto talmente tante operazioni di forza con industria che produce antiretrovirali che ora stanno tornando a disposizione perché erano totalmente finiti. Noi abbiamo ordinato centinaia di confezioni. Nelle scorse ore sono arrivati i primi quantitativi. Si tratta dei farmaci che venivano usati per l’Hiv.

Quelli che l’Aifa dovrebbe autorizzare ad utilizzare anche i medici di medicina generale a prescrivere e somministrare?

Questa operazione la deve regolamentare sempre l’Aifa perché sono farmaci che hanno un profilo di tossicità particolare, hanno molte interazioni. Come anche la clorochina, che siamo riusciti a mettere a contratto perché non la produceva più nessuno, siamo di fronte a farmaci che hanno tanta tossicità e quindi il medico di medicina generale deve essere ben informato. L’unica cosa, e Aifa sta lavorando anche su quello, è mettere a disposizione profili terapeutici e quindi non solo protocolli sperimentali e dare così l’opportunità ai medici, nel momento in cui ci sarà la disponibilità di un certo farmaco, di essere supportati anche con delle informazioni adeguate. Anche in ospedale abbiamo visto che sono entrati in uso farmaci che i medici non avevano mai visto prima, lo stesso Tocilizum non era mai stato gestito da un rianimatore. 

Il Tocilizumab è stato utilizzato, ma ci dicono che ora l’Azienda sanitaria non lo ha più a disposizione.

Purtroppo è vero. È stato utilizzato su 30 pazienti, 15 a Trento e 15 a Rovereto con le 2 somministrazioni previste ma attualmente stiamo aspettando che ci riforniscano nuovamente.

Si sono visti miglioramenti nei pazienti?

È presto per giungere alle conclusioni.
In questi pochi pazienti il miglioramento si è visto quando il farmaco è stato somministrato nelle fasi iniziali. Quando c’è il rilascio di chitochine infiammatorie il farmaco è in grado di bloccarle. Il beneficio non è stato visto quando il farmaco è stato somministrato su pazienti in rianimazione già intubati e quindi che erano già nella fase avanzata della malattia.
Noi abbiamo aspettato volutamente il protocollo di Aifa perché lì c’erano guide ben precise.

Tornerà questa farmaco?

Io sono in contatto con tutte le regioni. Sia Lombardia che Veneto ed Emilia sono tutte senza. Comunque, notizie certe non ce ne sono ma visto che noi siamo entrati nello studio è possibile che nell’arco di pochi giorni venga messo a disposizione.

Però non è solo il Tocilizum a mancare, ma anche altri farmaci fondamentali sono carenti nelle rianimazioni e in altri reparti.

Sì, purtroppo è vero.
Adesso abbiamo aperto contratti con tutti, stiamo sollecitando. Fortunatamente tutti gli oppiacei per la sedazione sono arrivati e proprio oggi (ieri per chi legge, ndr) mi è arrivata la rassicurazione da parte della Protezione civile che stanno arrivando i farmaci ?curari? e un particolare anestetico usato per questi pazienti che serve per le rianimazione.

Ma mancano solo i farmaci per i pazienti Covid-19 o anche altri?

Stiamo monitorando la situzione da diverse settimane, c’è qualche antibiotico che manca, ma in generale gli antibiotici che vengono usati in rianimazione o dalle malattie infettive ci sono. Le carenze maggiori sono sugli ipnotici, sugli oppiacei e i "curari". Di questi ultimi ne era arrivata solo una piccola quantità ma sono importanti perché utilizzati quando i pazienti vengono messi in posizione prona devono essere sedati. Siamo continuamente alla ricerca perché la domanda è aumentata e l’offerta è poca.

Per quanto riguarda l’ossigeno? Sul territorio c’è carenza?

Noi siamo messi bene, l’avevamo già previsto un aumento di consumo e con l’ingegneria clinica avevamo fatto una buona scorta. Quanto possibile facciamo noi. Anche la soluzione idroalcolica, che era introvabile, abbiamo iniziato ad allerstirla noi nei nostri laboratori così come adesso prepariamo già le flebo dei medicinali per i reparti con maggior lavoro per aiutare il personale. Stiamo infine lavorando anche per riuscire ad organizzare, con il progetto «Resta a casa, passo io» il recapito a domicilio dei farmaci per i circa mille pazienti che dovevano venirli a ritirare in ospedale.

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