Una 17enne accusa: «Violenza, nessuno mi ascolta impossibile fare la denuncia»

«Continuano a dire di denunciare le violenze, di non subirle passivamente e io mi sono recata più volte in questura e anche dai carabinieri, ma nessuno ha voluto verbalizzare il mio racconto». A parlare è una studentessa liceale di 17 anni, vittima, stando al suo racconto, delle violenze fisiche e verbali subite dal suo ex ragazzo. Violenze che inizialmente lei non ha avuto il coraggio di denunciare, ma che ora, dopo un percorso con la psicologa, ha deciso di non tacere. Peccato che l’impresa le stia risultando più ardua di quanto si aspettava.

«Con questo ragazzo, che ha anche lui 17 anni, siamo stati insieme due anni. All’inizio le violenze erano solo verbali. Poi sono iniziate quelle fisiche. Mi ha preso per il collo. Mi ha lanciato una bottiglia ferendomi su una guancia, mi ha dato spintoni e in un’occasione mi ha stretto così forte il seno che mi ha lasciato un grosso livido». Il primo pensiero che anche lei ha avuto è stato quello lasciarlo, ma per questa ragazza prendere la decisione non è stato facile. Lui - racconta - l’aveva isolata dagli amici, la criticava sul modo di vestire, le impediva di truccarsi, la denigrava, la minacciava e poi c’era la paura del giudizio dei genitori. «Alla fine la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato il fatto che un giorno mi ha distrutto il cellulare. Ho pensato che mia mama aveva fatto dei sacrifici per comprarmelo e che non potevo accettare anche quella cosa». Per il danneggiamento la ragazza ha subito presentato denuncia in questura. Per la violenza, invece, ha atteso perché ha preferito fare prima il percorso con la psicologa, pensare bene alle conseguenze del suo gesto. Ma la sua attesa, stando al suo racconto, non è stata ripagata.

«La prima volta che sono andata mi hanno detto che in quel momento non potevano prendere la mia denuncia. Sono tornata la settimana successiva e dopo diverse ore di attesa mi hanno detto che mi avrebbero richiamata per darmi un appuntamento con uno degli uffici. Mi hanno chiamata, ma non mi hanno dato appuntamento con un ufficio, mi hanno detto di recarmi con uno dei miei genitori nel luogo dove ero già stata».

Mercoledì la ragazza e sua madre si sono tornate in Questura, ma anche in questa occasione l’atteggiamento dei poliziotti non è stato quello che la giovane si aspettava. «Mi sono trovata davanti un poliziotto arrogante. Mi ha parlato tutto il tempo con aria di superiorità, dando praticamente zero importanza alla gravità della situazione. Mi sono sentita dire “Signorina scusami, ma una ragazza qualsiasi se ne sarebbe subito andata” oppure “Ah, hai deciso così tardi?”. Ma la frase più scioccante è stata “Non penso potremo fare molto, se foste stati sposati sarebbe violenza, ma siete solo due ragazzini. Alla fine mi hanno detto di ripassare un altro giorno con un foglio con scritto la descrizione degli avvenimenti. Trovo strano che cerchino di sensibilizzare la gente riguardo alla violenza e che approvino campagne per incitare le donne o ragazze a denunciare questi fatti, se quando poi si va a denunciare nessuno fa niente e ti ridono pure in faccia».

L’altro ieri la ragazza si sarebbe recata anche dai carabinieri. «Qui mi hanno detto che non essendo io e il mio ragazzo conviventi e non avendo un referto medico non avrebbero potuto fare molto e che sarebbe stato meglio per me recarmi in questura. Quello che mi chiedo è come possono pensare che due ragazzi di 17 anni possano essere conviventi e comunque nel fascicolo sulla violenza che mi hanno consegnato c’è scritto che violenza domestica si configura anche se c’è una relazione affettiva anche se non c’è mai stata convivenza quindi a maggior ragione mi sembra ridicolo che io non possa fare una denuncia perché non vivevamo insieme».
Dalla Questura è arrivata la conferma che effettivamente la ragazza si è presentata una prima volta senza genitori e che quindi è stata invitata a tornare.

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