Il Natale più bello dopo la sofferenza Yankuba ringrazia i trentini

di Daniele Benfanti

Nel suo sorriso, la gioia contagiosa per una vita ritrovata, per un impegno che profuma di futuro. Nei suoi occhi, invece, alcuni lampi di nostalgia per la sua terra e qualche ombra per le sofferenze viste e passate.
Yankuba Djebate (nella foto) è un ragazzo nato in Guinea-Bissau 23 anni fa, arrivato in Trentino come minore non accompagnato, nel 2011, dopo sei mesi di viaggio senza nulla in tasca fino alla Libia, alcuni mesi nei terribili campi di lavoro libici, una traversata del canale di Sicilia con un mezzo naufragio, una storia di accoglienza in Trentino, grazie a due famiglie, al Cinformi e alla cooperativa Del Barba.
E qualche giorno fa – quasi un inaspettato ma meritato regalo di Natale – un posto di lavoro a tempo indeterminato, come cameriere e locandiere ai piani alla Locanda Del Barba di Villa Lagarina. Il Paese d'origine di Yankuba, la Guinea-Bissau, è un piccolo stato dell'Africa occidentale, sotto il Senegal, grande sei volte il Trentino, e che fu ex colonia portoghese fino a 45 anni fa.
Yankuba è nato a Ierocunda, un villaggio di soli 200 abitanti. La scuola più vicina a 20 km. Fin da bambino il duro lavoro nei campi di anacardi, spesso spazzati dagli uragani e altrettanto spesso inariditi dalla siccità. Un papà morto giovane per assenza di cure mediche. La decisione di lasciare la madre, lui, figlio unico, a soli 15 anni, per cercare fortuna in Europa. Sei mesi di viaggio attraverso Mali, Senegal, Libia. Senza una destinazione certa, a piedi, su mezzi pubblici di fortuna, lavorando qua e là per guadagnare qualcosa. Poi in Libia, due mesi nei tremendi campi di lavoro gestiti da milizie in divisa, a raccogliere datteri nei campi, mangiando al massimo una pagnotta al giorno, tra violenze e condizioni igienico-sanitarie precarie.
«Ho visto diversi compagni morire, stremati dalla fame e dopo essere stati picchiati» racconta Yankuba. Il caos del post-Gheddafi permette a Yankuba di poter lasciare il campo. Paga mille euro per un imbarco clandestino. «Ma ad altri venivano chiesti fino a quattromila euro». In 800 su una nave fino alle acque internazionali, poi divisi su imbarcazioni più piccole, tra vomito e tanfo di nafta sottocoperta, che si ribaltano. Lui, quando capisce che sta per affondare, ha la prontezza di togliersi scarpe e vestiti. Un amico, preso dal panico, resta paralizzato e non sopravvive. Arrivano in soccorso le navi delle Ong. «Ci hanno portati a Palermo – ricorda Yankuba – e poi subito a Marco di Rovereto per l'accoglienza al campo profughi».
Qui inizia la storia trentina del ragazzo guineiano che, passo dopo passo, si integra e sa farsi apprezzare per il carattere e la voglia di lavorare. Impara l'italiano, viene ospitato da una famiglia di «Medici senza frontiere» di Pergine, collabora come mediatore con il Cinformi, poi una famiglia roveretana lo «adotta» e lo mette in contatto con la cooperativa Del Barba, che gestisce l'omonimo ristorante e locanda a Villa Lagarina, dove, accanto a due cuochi, tre camerieri e uno psicoterapeuta, operano una dozzina di ragazzi con disturbi del neurosviluppo (sindrome di Down, autismo).
«Yankuba – racconta il presidente della cooperativa, Alessandro Pontara – ha dato prova di una grande capacità di empatia. È piaciuto subito ai nostri ragazzi, che vedono in lui un riferimento. Ha fatto otto mesi da noi come volontario. Col decreto Salvini, però, senza un lavoro, avrebbe dovuto lasciare l'Italia. Ora che la nostra situazione economica lo ha permesso – prosegue Pontara – abbiamo deciso di assumerlo. A tempo indeterminato. Come cameriere. A 39 ore settimanali. Abbiamo 70 coperti interni e 120 esterni. E ci dà una mano anche nel gestire le stanze del bed & breakfast. Yankuba è di religione islamica, «credente e praticante» spiega in un ottimo italiano.
Parla portoghese, creolo, italiano e quattro dialetti africani. «Mi piace il calcio – ci racconta – e tifo Juve. Mi piacciono Ronaldo e Dybala. Finora ho abitato presso la parrocchia di Terragnolo, nel 2020 il Barba si amplierà e potrò vivere qui. Che hobby ho? La corsa. Tre volte alla settimana mi faccio di corsa, sulla ciclabile, da Villa Lagarina a Mattarello». Del Trentino ama il cibo ma le montagne incombenti lo mettono ancora un po' in soggezione.
Il razzismo? «Per qualcuno il colore della mia pelle conta – risponde franco Yankuba – ma chi ha cultura dimostra di non aver paura». Il suo sogno, adesso, è prendere la licenza media italiana e mettere via dei soldi (anche con l'aiuto dalla sua cooperativa) per aprire una scuola nel suo villaggio d'origine.

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