Treni, caos ritardi sulla linea del Brennero Quindicimila trentini costretti ogni giorno ad attendere il passaggio delle “Frecce”

di Matteo Lunelli

Ci sono i problemi per chi si reca a Milano, Roma e Napoli. Ma, soprattutto, ci sono i disagi per circa 15 mila trentini che ogni giorno si spostano per andare a scuola o al lavoro. Se in Valsugana i dati dicono che i tempi, sostanzialmente, vengono rispettati sempre, la situazione sull’asse del Brennero è estremamente difficoltosa: in ogni mese del 2019, infatti, si sono verificati ritardi e soppressioni di treni ben oltre la media consentita, facendo scattare sempre i bonus di indennizzo. La responsabilità di questo non è della Provincia ma in gran parte delle Frecce di Trenitalia.

A spiegarlo è il dirigente di Trentino Trasporti Roberto Andreatta, sempre molto attento a dati e numeri.

«Va sempre analizzato il contesto, almeno prima di giungere a qualsiasi conclusione. La premessa d’obbligo è che stiamo parlando di un doppio binario che collega Germania e Austria all’Italia e sui quali passano 60 treni regionali al giorno. Quindi non certo una comoda super autostrada a otto corsie. In questo contesto le Frecce, che hanno la precedenza, vanno a creare dei disagi: basta guardare gli indici mensili che pubblichiamo sul nostro sito e sulla base dei quali eroghiamo i bonus per i passeggeri».

E i dati sono clamorosi: in tutti gli undici mesi del 2019 la casella che riguarda la linea del Brennero è in rosso. L’indice di affidabilità, fissato nel 2,50%, è stato sempre sforato, con punte del 4,61% a febbraio e del 4,59% a novembre. Per rendere l’idea di come la questione sia “sfuggita di mano”, basti dire che nel 2014 lo sforamento era avvenuto solamente una volta, a febbraio (2,89%). In relazione al disservizio viene appunto erogato un bonus ai passeggeri, che quest’anno si aggirerà intorno agli 80 mila euro.

Ma c’è un altro aspetto che Andreatta vuole sottolineare e che spiega bene la situazione.
«Non dimentichiamo che ogni giorno i passeggeri pendolari tra Trento e Verona sono 15 mila, contro i 5 mila che stimiamo usino le varie Frecce sull’intera tratta. A rimetterci, quindi, sono i trentini che si muovono per lavoro ogni giorno e a noi interessa che loro abbiano un servizio efficace. In Valsugana le performance sono invece molto buone, come dimostrano i due soli mesi di sforamento nel 2019, a giugno e luglio (tra l’altro a luglio 1,07% con il limite a 1% ndr), mentre nel 2014 i mesi di disagi eccessivi erano stati tre, giugno, luglio e settembre».

Come accennato i treni veloci, un servizio al quale la Provincia non contribuisce a livello economico, hanno la precedenza sugli altri.
«Da un anno, puntualmente ogni mattina riceviamo segnalazioni di disagi a Rovereto. Ci auguriamo che dai nuovi orari delle Frecce derivi una regolarità maggiore dei servizi locali, visto che i nostri pendolari sono oggettivamente penalizzati da circa tre anni. Stiamo lavorando anche noi su questi aspetti, perché siamo passati da una puntualità praticamente perfetta e costante a ritardi ogni giorno».
Infine, ma non meno importanti, i tre casi sui quali si sta discutendo in questi giorni. Le soluzioni, secondo Andreatta, ci sono. Bastano un pizzico di buona volontà e di pazienza.

«Pensiamo prima di tutto ai passi in avanti fatti: fino a sette anni fa non c’erano collegamenti diretti con Roma, adesso ci sono dieci corse al giorno. Per quanto riguarda la capitale è vero che lo spostamento dell’orario un’ora in avanti può essere un problema per alcuni, ma basterebbe prendere il regionale delle 5.36 fino a Verona e lì cambiare, arrivando a Roma alle 10.10, che è un ottimo orario. Usare quindi Verona come hub può essere vantaggioso. Per quanto riguarda il diretto verso Milano nella revisione degli orari a giugno si andrà ad anticipare l’ora di partenza. Infine il cambio per Napoli: direi che questo collegamento riguarda soprattutto chi va in gita o in vacanza, quindi un cambio non può essere considerato un problema insormontabile».


 

«ANDARE A SCUOLA È UN’ODISSEA»

Negli ultimi giorni abbiamo scritto dei nuovi orari dei treni verso Roma e Milano, usati soprattutto da professionisti, politici, rappresentanti istituzionali, che si recano nelle grandi città per riunioni e incontri. Ma i nuovi orari dei treni, anche regionali, si riflettono soprattutto nella vita quotidiana di persone di ogni età. Compresi gli studenti. Una testimonianza arriva dalla lettera che ci ha inviato il papà di una giovane studentessa trentina.

«Mia figlia frequenta il liceo Depero di Rovereto e mi ha detto che gli orari dei treni regionali sono cambiati, creando a lei e molti dei suoi compagni notevoli disagi.

La tratta che percorre da quattro anni è quella che va da Lavis a Rovereto: le lezioni al liceo iniziano alle 7:55 e terminano alle 13:05, e già con questo orario l’uscita dal liceo deve essere anticipata. L’attuale modifica dell’orario comporta l’uscita anticipata di ben 20 minuti per poter prendere il treno che parte dalla stazione di Rovereto alle 13:07, anziché alle 13:11, perdendo quindi buona parte dell’ultima ora di lezione.

Nel caso in cui mia figlia volesse rispettare l’orario o perdesse questo treno dovrebbe attendere circa 50 minuti prima del passaggio di un convoglio regionale per Bolzano, che tuttavia non prevede la fermata a Lavis. Quindi, con il conseguente cambio di mezzo di trasporto, arriverebbe a casa alle ore 14.40 circa, oltre un’ora e mezza dopo il suono della campanella».

Il papà prosegue. «Questa ennesima modifica dell’orario dei treni si ripercuote su tutta l’impostazione della giornata, diminuendo le ore di studio pomeridiane per non parlare delle difficoltà nelle giornate dove è previsto l’orario pomeridiano. Ho letto sull’Adige che “Napoli e Roma sono più lontane”, ma la mia domanda è: quante ore servono a studenti e pendolari per fare 35 chilometri? Vorrei che l’attenzione non fosse rivolta soltanto all’alta velocità ma anche ai treni regionali che trasportano la maggior parte degli utenti».

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