La grande festa in piazza Duomo con il "tocco" dei 500 laureati

di Daniele Benfanti

Oltre cinquecento tocchi lanciati festosamente in aria. Un traguardo raggiunto e nuovi orizzonti che si aprono.

In una scenografica piazza Duomo ancora in ombra, ma sotto un cielo sereno e clima quasi estivo, ieri mattina 505 neolaureati dell'Università di Trento hanno ricevuto il proprio diploma di laurea sul palco.
Due volte l'anno, in primavera e autunno, l'ateneo trentino organizza, da qualche anno accademico, questa cerimonia collettiva. In platea i neolaureati del periodo giugno-ottobre in Lettere e filosofia, Giurisprudenza, Economia, Fisica, Psicologia, Ingegneria, Matematica, Scienze Cognitive, Sociologia, Agricoltura-Alimenti-Ambiente e Biotecnologie.

Cerimonia aperta dall'inno "Gaudeamus igitur" e dall'inno nazionale, con tante famiglie e parenti dei giovani laureati a fare da corona, oltre le transenne. «La laurea non è un pezzo di carta», ha esordito il sindaco Alessandro Andreatta, rivolgendosi alla piazza piena. «La città universitaria vi ha dato, ma ha anche ricevuto da voi: la vostra freschezza e creatività. Vi auguro di riuscire a donare competenze ad altri. C'è bisogno di chi si butti nell'impegno civile, sociale, ambientale, anche politico. Le generazioni che vi hanno preceduto qualche errore l'hanno fatto. Sentitevi parte di un destino più grande dei vostri tanti piccoli "io"».

Il vicepresidente della giunta provinciale, Mario Tonina, ha invece sottolineato la doppia anima dell'università trentina: «Aperta all'internazionalizzazione e allo stesso tempo con un solido radicamento nel territorio in cui è nata». Ma ha anche aggiunto: «Lo studio può essere l'occasione di conoscere meglio anche se stessi. Spero possiate coltivare le vocazioni di questo territorio: la montagna, l'ambiente, l'essere terra di confine e di autonomia».
Tonina non ha nascosto il ritardo tutto italiano nella formazione di laureati: solo il 26% dei giovani italiani tra i 25 e 34 anni ha in tasca una laurea. La media dell'Unione Europea è il 38.8%. Il Trentino si ferma al 31.8%. «Vi guardo con invidia - ha scherzato il rettore Paolo Collini - sia per la vostra età che per le tante cose che avete davanti. Vi sprono a cercare quelle cose anche piccole che possono fare la differenza nelle nostre esistenze. Abbiate il gusto della verità, conservate il metodo rigoroso dell'analisi dei dati che avete imparato all'università. Vi sarà utile in una società dell'informazione che rischia di diventare società della disinformazione e della superficialità».

Collini ha anche esortato i giovani laureati ad essere riconoscenti della fortuna che hanno avuto a nascere, crescere e studiare in questa parte di mondo e ad affrontare il futuro con lo spirito dell'esploratore, perché «la curiosità è una ricchezza gigantesca».
Ha parlato dritta al cuore degli studenti Anna Alviero, biotecnologa laureatasi a Trento nel 2012 e da quattro anni ricercatrice a Cambridge: «Studio le cellule staminali - ha detto - che hanno la caratteristica di essere incerte e trasformarsi. Fatelo anche voi. Percorsi di studio e lavoro lineari non sono realistici. È giusto accettare l'incertezza che pervade le nostre vite, perché il cambiamento è insito nella nostra biologia».

comments powered by Disqus