Ambiente, dopo il corteo le proposte. E in montagna "no" a nuovi impianti

di Marica Viganò

La lotta contro i cambiamenti climatici non si ferma ai cortei di venerdì. I ragazzi di Fridays for Future hanno lanciato le loro proposte concrete, mentre ieri in quota è stato ribadito il no a nuovi impianti sciistici.

La manifestazione del 27 settembre ha sancito una vittoria che “in piazza” è stata netta, con oltre ottomila persone che hanno partecipato alla terza marcia globale per il clima. Ora, però, c’è un altro e più importante obiettivo da centrare, anche in risposta agli attacchi giunti da chi non comprende la portata di quest’onda che sta attraversando il mondo: passare dalle parole ai fatti, dalle prospettive del cambiamento ad una modifica concreta della propria quotidianità, delle scelte a favore dell’ambiente. Zero sprechi e un cambiamento dal basso, a partire dal dopo-corteo.

«Abbiamo organizzato una squadra addetta alla pulizia delle strade in cui siamo passati - spiega Federico Macchi di Fridays for Future di Trento - La manifestazione è stata pensata per chiedere più attenzione da parte dei politici a queste tematiche e per coerenza ai nostri princìpi abbiamo organizzato un corteo il più possibile pulito. La squadra addetta alla pulizia c’è sempre stata, anche nelle prime due marce. Questa volta i partecipanti erano molti di più, mentre la quantità di rifiuti raccolti era decisamente inferiore al passato». 

Sono cinque i punti del “manifesto” di Fridays for Future, recepito dai ragazzi di Trento e declinato a livello locale con la “Dichiarazione di emergenza climatica” inviata ai vari gruppi politici. Non solo princìpi, ma anche idee concrete, dal “no” alla Valdastico all’introduzione a scuola dell’insegnamento di educazione civica e ambientale. «Il nostro è un appello a tutte le realtà del panorama civile e politico, anche se è soprattutto da parte del centro sinistra che si è aperto un dialogo - prosegue Federico Macchi - Partiamo dalla necessità di una formazione all’ambiente nelle scuole e invitiamo ad azzerare o comunque a diminuire la cementificazione e le opere che riteniamo inutili, come la Valdastico. Crediamo che nel processo decisionale sia necessario un consulto obbligatorio di un esperto con parere vincolante. Occorre una cementificazione più consapevole. I parcheggi, ad esempio, non vanno creati per facilitare gli spostamenti in auto, ma devono diventare un punto di collegamento per favorire l’uso del trasporto pubblico».

Tra le proposte c’è il potenziamento del trasporto merci su rotaia lungo l’asse del Brennero, l’aumento delle corse del trasporto pubblico soprattutto nelle valli, con un miglioramento della qualità e magari rivedendo il prezzo del biglietto. C’è poi il capitolo dell’alimentazione. «Recepiamo la battaglia contenuta nel “manifesto” contro i pesticidi per cercare di muoversi sempre più verso coltivazioni biologiche, investendo in un’agricoltura sostenibile, magari creando un distretto bio» spiegano i ragazzi di Fridays for Future di Trento.


 

In quota, intanto, ieri il grido “Serodoli resti Serodoli”, che era stato lanciato nel 2013, con una petizione in risposta ad un primo emergere, allora, delle mire degli impiantisti, è risuonato nuovamente sulle sponde del Lago Nambino e verrà rilanciato sui social nei prossimi giorni. In Rendena l’occasione è stata anche quella di scambiarsi idee in questo momento di fermento e ritrovata attenzione alle tematiche ambientali.

Giù le mani da Serodoli e dagli altri scorci montani chiamati ad essere sacrificati in nome dello sviluppo turistico, hanno ribadito in cento.

 La giornata, a cui hanno preso parte un centinaio di persone, è stata scandita dapprima dalla salita a Serodoli, poi dalla riunione con le altre delegazioni di manifestanti che avevano raggiunto gli altri luoghi dove gli impiantisti hanno annunciato di voler procedere con un ampliamento delle infrastrutture per l’industria del turismo invernale. Tutti a Nambino, perché è il fulcro dell’ipotetica infrastrutturazione: qui passerebbe la telecabina principale, un’intermedia al lago Serodoli e un altro tronco alla cima Serodoli.

Una trentina di persone appena è salita in quota, poi altre ottanta si sono ritrovate a Nambino, ma a rappresentare tante anime, ieri attorno al lago, sui monti di Madonna di Campiglio, per chiedere che Serodoli non si tocchi e soprattutto, guardando anche ad altre cime, altri monti, altri sentieri, che gli attori economici e politici chiamati a prendere determinate decisioni «abbiano il senso del limite».

Manifestazioni, ieri, anche in Marmolada, dove l’attenzione e la protesta globali per l’ambiente si sono unite alle questioni locali. Sono forti le riserve avanzate dal fronte ambientalista sul nuovo impianto funiviario da passo Fedaia ai Fiacconi. L’obiettivo, dopo che il movimento Fridays for Future ha portato nelle piazze, l’altro ieri, migliaia di giovani per chiedere un cambio di mentalità e azioni per la salvaguardia del pianeta, è quello di mantenere accesi i riflettori su questi temi.

Così su tutto l’arco alpino questo fine settimana si stanno realizzando iniziative sui ghiacciai compromessi dal riscaldamento globale. In Marmolada il primo “Requiem per un ghiacciaio” si è tenuto ieri, con le associazioni Mountain Wilderness, Peraltrestrade Dolomiti, la sezione bellunese di Italia Nostra, Free Rivers Italia e Libera Cadore si sono ritrovate per parlare di ghiacciai, clima e territorio.

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