Itea, 2mila domande a rischio con i 10 anni di residenza

di Francesco Terreri

Da lunedì 16 settembre, tra una settimana, al Comune di Trento e nelle Comunità di valle si possono presentare le domande per accedere alla casa Itea o al contributo integrativo all’affitto. C’è tempo fino al 13 dicembre, un periodo spostato un po’ in avanti rispetto al solito, spiegava alcuni giorni fa la Provincia, in modo da coordinare gli strumenti provinciali con la quota del reddito di cittadinanza destinata al sostegno all’affitto.

Ma non è questa la novità principale delle nuove graduatorie che saranno approvate nella prima metà del 2020. Scatta infatti la stretta sugli anni di residenza approvata nell’assestamento di bilancio: per accedere all’alloggio pubblico bisogna essere residenti in Italia da almeno dieci anni. Inoltre, bisogna produrre una dichiarazione sostitutiva verificabile sul possesso di immobili nel Paese di origine. Questo vale per tutti gli stranieri, anche dell’Unione Europea. Sono a rischio di inammissibilità quindi circa 2.000 domande, quasi la metà delle 5.000 richieste che arrivano ogni anno da famiglie con reddito basso e disagio abitativo.

L’ultima tornata di domande per la casa Itea vede, nelle graduatorie approvate entro lo scorso giugno, più di 3.000 richieste di alloggio pubblico, di cui 1.800 nelle liste dei cittadini trentini e comunitari e 1.200 in quelle degli extracomunitari, e 4.400 richieste di contributo all’affitto, di cui 2.900 di comunitari e 1.500 di extracomunitari. Tenendo conto della parziale sovrapposizione delle graduatorie, le domande complessive dovrebbero essere oltre 5.000.
La stima dei sindacati è che, con le nuove norme trentine, possa rimanere fuori dalle liste almeno un quarto dei richiedenti. Ma, secondo la Provincia, sarebbe a rischio di inammissibilità metà delle graduatorie dei comunitari, cioè gli stranieri dell’Ue con meno di dieci anni di residenza. Anche se un dato certo non c’è perché molti cognomi stranieri possono essere di cittadini italiani.

«Certo che il requisito dei dieci anni si applica anche ai comunitari. Il vero problema delle graduatorie Itea è proprio lì». Lo afferma il presidente della Provincia Maurizio Fugatti commentando l’intervista di ieri sull’Adige del neo ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia. Al di là della valutazione generale (vedi a fianco), con Boccia la polemica era scoppiata subito per la decisione del ministro di impugnare una legge regionale del Friuli Venezia Giulia su vari punti, tra cui l’allungamento del requisito della residenza, in quel caso per accedere ad un beneficio sull’occupazione.

Il requisito che è stato introdotto in Trentino è invece quello dei dieci anni di residenza per l’accesso ai benefici sulla casa. È anch’esso a rischio di incostituzionalità? «Non abbiamo segnalazioni di ricorsi - afferma Fugatti - Il requisito dei dieci anni però non ce lo siamo inventati. Deriva da quello previsto dal governo nazionale per il reddito di cittadinanza, lì è la ratio e il supporto giuridico. Se si fa ricorso contro la norma trentina allora bisogna ricorrere anche contro il reddito di cittadinanza».

Il requisito dei dieci anni vale solo per i cittadini extracomunitari o anche per i comunitari? «Per le graduatorie degli extracomunitari non c’è dubbio - precisa Fugatti - Ma alla fine gli extracomunitari hanno solo il 10% degli alloggi Itea. Invece è soprattutto nelle liste dei comunitari che serve. Scorrendo le graduatorie dei comunitari e guardando i cognomi, viene fuori che il 50-60% non è trentino. Chi è residente da dieci anni dovrebbe avere la cittadinanza italiana o essere in itinere per averla. Con la norma che abbiamo introdotto, sono più favoriti i trentini».

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