Nei boschi arriva il bostrico il parassita delle piante che prolifera dopo Vaia

di Lorena Stablum

 Emergono a chiazze grigie tra il verde scuro e brillante dell’ambiente circostante, in alta Val di Sole. 

Quelle piante ormai rinsecchite sono i segni lasciati dal passaggio di un piccolo ma dannoso coleottero che è il principale nemico dell’abete rosso. Il bostrico tipografo, il cui nome scientifico è Ips typographus, scava complessi sistemi di gallerie sotto la corteccia degli alberi, impedendo il fluire della linfa.
Colpisce gli esemplari vegetali più deboli e ammalati e, in alcuni casi, se trova un ambiente favorevole, può rappresentare un vero e proprio flagello dei boschi. Il fenomeno esiste anche in Val di Sole. La zona più lesa è quella che si estende sul territorio di Vermiglio, fino al Passo del Tonale. Le piante morte sono l’effetto degli schianti avvenuti nel 2014 per le forti raffiche di vento combinati, come spiega il direttore dell’Ufficio distrettuale forestale di Malé Fabio Angeli, alle nevicate abbondanti del 2015 e alle condizioni di siccità e caldo delle estati seguenti. L’elevato numero di alberi, abbattuti in zone tra loro distanti, ha reso difficile il recupero dei tronchi creando così un ottimo ambiente di riproduzione per questo insetto, che ha dato vita a diversi focolai.

«La pianta si secca quando ormai le larve sono adulte e pronte a colonizzare nuovi alberi - spiega il direttore Angeli - All’inizio, nelle prime fasi, prendono di mira alberi indeboliti, che non sono in una condizione normale di vegetazione. Sono piante cadute a terra o scottate dal sole e il loro odore attira questi insetti. Gli alberi sani generalmente si difendono dal coleottero. Se la popolazione cresce molto, dalla seconda o terza generazione, e in certe condizioni climatiche, può andare all’attacco anche di piante sane. A livello europeo, a seguito di grossi uragani, si è calcolato che i danni provocati dal parassita possono essere da uno a cinque volte maggiori rispetto al danno generato dagli schianti.
In Germania, ad esempio, temono molto questo coleottero. In Trentino, con gli schianti della tempesta Vaia - aggiunge quindi Angeli - sapremo quanto esteso sarà il fenomeno solo tra qualche anno. Già l’anno prossimo potremo averne un’idea anche se si sta lavorando per recuperare i tronchi caduti il più velocemente possibile».

La presenza del bostrico è quindi un problema complesso e ben noto alla forestale che lo sta monitorando con il supporto e la collaborazione della Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige attraverso anche sistemi di cattura mirati a ridurre la popolazione. «La lotta diretta purtroppo non produce effetti - continua Angeli - così come la rimozione delle piante colpite è utile solo nel caso in cui si riescano a tagliare prima che la nuova generazione di adulti emerga dalla corteccia. Gli alberi secchi sono ormai già stati abbandonati dai coleotteri e, quindi, la loro presenza o meno nel bosco non incide sulla popolazione degli insetti. Anzi con il taglio delle piante si corre il rischio di indebolire gli esemplari sani che crescono attorno a quelli morti. Certo, lasciare tronchi di abete rosso secchi nel bosco rappresenta una perdita economica per quell’ente che non può contare sulla vendita del legname».
Non si tratta però di un fenomeno nuovo, precisa ancora Angeli che porta un esempio storico e documentato: «Alla fine della Prima Guerra Mondiale - conclude infatti -, proprio il Comune di Vermiglio chiedeva il risarcimento per gli ingenti danni causati al bosco dal bostrico tipografo. Le bombe lanciate sulla foresta e le piante tagliate e lasciate a terra per creare degli ostacoli al nemico avevano dato la possibilità al coleottero di proliferare». FOTO ISIDORO BERTOLINI


GUARDA IL VIDEO:

Dalla rubrica "Passato Presente" del Museo Storico in Trento - MARIO CERATO - forestale - ex dirigente del Servizio Bacini Montani e del Servizio Conservazione della natura e valorizzazione ambientale. 

Filmato a cura di Lorenzo Pevarello - CINETECA - FONDAZIONE MUSEO STORICO DEL TRENTINO 

Il bostrico tipografo, o bostrico dell'abete rosso è un parassita considerato molto pericoloso, che colpisce principalmente gli abeti rossi (Picea abies). 
Gli aghi delle piante colpite diventano giallognoli e quindi rossiccio-marroncini, per poi cadere nel giro di alcune settimane, partendo da quelli più in cima; la presenza del bostrico tipografo può anche essere notata dagli escrementi che lascia negli anfratti della corteccia, dalla presenza dei buchi di uscita dell'adulto e di accumuli di resina espulsi dalla corteccia. 
Normalmente, il bostrico tipografo attacca e si riproduce nel legno malato o già morto, ad esempio alberi caduti, ceppi o tronchi tagliati [; durante un'infestazione colpisce invece anche gli alberi sani, e nei casi più gravi, o in concomitanza con altri tipi di danno preesistenti (come incendi, tempeste e guerre), questo insetto può portare alla morte intere foreste]. Oltre a ciò, analogamente ad altre specie che si nutrono di corteccia, il bostrico tipografo è un vettore del fungo Ceratocystis polonica, e di funghi del genere Ophiostoma, che danneggiano a loro volta il legno. 

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