Campagna per donare i mobili alle case-famiglia per i ragazzi abbandonati o dopo l'affido

Una campagna per acquistare o completare gli arredi degli appartamenti a Ravenna, Verona, Milano, Rimini e Bologna riguarda anche la città di Trento. Si tratta di alloggi che l’associazione «Agevolando» mette a disposizione di giovani cresciuti cresciuti in affido, comunità o casa-famiglia, nella logica dell’housing sociale.

In tutto sono 14 gli appartamenti del progetto, denominato «Casa dolce casa», 50 i posti a disposizione, che presto aumenteranno con l’apertura anche a Milano. Gli appartamenti - concessi in comodato d’uso gratuito da cittadini privati, associazioni o enti pubblici - necessitano di essere arredati o, in alcuni casi, del rinnovo di vecchi arredi.
Ecco allora l’idea di una campagna di crowfunding: tutti potranno contribuire, anche donando una piccola cifra, a rendere le case in cui i ragazzi vivono sempre più belle e accoglienti.

Sul sito «Rete del dono» è possibile sostenere il progetto con una donazione tramite bonifico bancario, carta di credito o Paypal. L’obiettivo - informa l’associazione - è raccogliere 15.000 euro: 6.000 euro serviranno per attrezzare gli appartamenti che sono completamente sprovvisti di tutti gli arredi di base, 5.000 euro per completare gli arredi, dove necessario e 4.000 euro per poter sostituire gli arredi molto vecchi, rotti o in cattivo stato.

Negli appartamenti abitano insieme giovani come Mamadou, arrivato in Italia dal Mali come minore straniero non accompagnato dopo un lungo e difficilissimo viaggio e che ora svolge il Servizio civile in una residenza per anziani, occupandosi di loro. O Claudio, cresciuto in una comunità di accoglienza, e che una volta compiuti 18 anni non aveva una famiglia da cui tornare. Oppure Daisy, che dopo un’esperienza di affido ha deciso di iscriversi all’Università e abitare insieme ad altre giovani.
Il progetto Casa Dolce Casa ha questo scopo: non solo dare un tetto a ragazze e ragazzi, ma anche un contesto educativo e di crescita. Inoltre tutti i progetti hanno un tempo massimo di 12/18 mesi: proprio perchè l’esperienza sia intesa come un «ponte» verso la piena autonomia.

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