50 anni fa lo sbarco sulla luna «Notte che non dimenticheremo»

di Giorgio Lacchin

«Più di ogni cosa ricordo mio padre, il quotidiano l’Adige sul tavolino davanti a lui, e io e mio fratello che lo filmavamo. Erano i nostri primi esperimenti con la cinepresa. Gli piombammo alle spalle: papà stava leggendo la prima pagina, divorando gli articoli che raccontavano l’allunaggio».
Il 20 luglio 1969 Michele Lanzinger, oggi direttore del Muse di Trento, aveva 12 anni. «Ricordo ogni istante di quella notte: la tivù accesa per ore, la telecronaca di Tito Stagno, la famiglia riunita, l’emozione altissima. Ma più ancora, appunto, ho impressa nella memoria la gita organizzata dai miei genitori quella domenica e papà con la testa affondata nel giornale, dopo il pranzo».

Tutti, nella famiglia Lanzinger, andavano matti per la scienza. «Letteralmente matti. Del resto erano gli anni Sessanta, gli anni dei radioamatori, e poi le cineprese e le pellicole».
Michele Lanzinger ha rivisto molte volte, negli anni, il filmino di quella gita. «Abbiamo anche provato a digitalizzarlo. Sono certo che lo potrei ritrovare se mi mettessi a cercarlo. E penso che lo farò».

«Il giorno dell’uomo sulla Luna ero a Londra», racconta l’arcivescovo emerito di Trento, Luigi Bressan. «Avevo 29 anni ed ero prete da cinque. Avevo studiato Diritto a Roma e poi due anni di Lingue, il corso base». Alla conclusione del corso, i due mesi a Londra per approfondire lo studio dell’inglese. «Vivevo presso una signora. Quella notte mi trovai con altri studenti: ero immerso in un ambiente internazionale».

L’allunaggio impressionò enormemente il giovane Bressan. «Pensai all’immensità del Creato. Capimmo che si apriva un nuovo mondo, proprio in quel momento, davanti ai nostri occhi. Era davvero un passaggio epocale. E un’altra cosa: l’uomo compì un’impresa ad arrivare sulla Luna, ma un’altra impresa fu ritornare sulla Terra». Quanti rischi affrontarono quegli uomini coraggiosi. Quante sfide vennero vinte. Quante barriere abbattute. «Anche il ripartire dalla Luna presentava molte incognite», prosegue monsignor Bressan. «Neil Armstrong e i suoi compagni vi riuscirono e noi pensammo: cosa riesce a fare l’uomo!». Davvero simile a un dio.

«Io invece ero a pescare a Positano. È bello andare a pesca, s’impara tanto». Stefano Vitale, presidente del Science Program Committee dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa) e professore ordinario di Fisica sperimentale all’Università di Trento, ricorda quel fatidico giorno. «Era notte, per la verità». Giusto, professore. «E quella fatidica notte ero appunto in mezzo al mare a pescare». Insieme a pescatori professionisti. «Vero. Avevo quasi 18 anni ed ero in vacanza dopo avere affrontato l’esame di Maturità. Io sono napoletano: ho trascorso a Napoli i primi 19 anni della mia vita e da 42 vivo a Trento».
Mentre Neil Armstrong poggiava il piede sul suolo lunare, Stefano Vitale gettava le reti. «Ai miei amici pescatori non fregava niente della Luna. Non volli deluderli e andai con loro: ero in pratica il loro garzone, li aiutavo e mi piaceva. Ma nei giorni successivi ho visto e rivisto le immagini dell’allunaggio». Non è stato però in quel momento che Vitale ha deciso cosa avrebbe fatto della propria vita: «Quello lo avevo già deciso a otto anni». Complimenti! «Quella dell’uomo sulla Luna fu una grande avventura», prosegue il professore, «una dimostrazione, quasi, di onnipotenza. L’uomo non è onnipotente, ovviamente, ma è comunque capace di imprese straordinarie».

Ancora oggi Vitale si stupisce dei rischi affrontati dall’equipaggio statunitense: «Fecero pochissime prove prima di scendere sul suolo lunare, un atterraggio senza uomo e poco altro». Oggi una missione di questo tipo verrebbe affrontata in un modo completamente diverso.

Nel 1969 Mario Malossini era un giovane collaboratore di Flaminio Piccoli nella Democrazia Cristiana. «Avevo 22 anni ed ero appena arrivato a Trento da Riva del Garda. A Riva avevo lavorato al quotidiano Alto Adige, ero stato “praticante”, prima di cambiare strada. Purtroppo!». Come! purtroppo. «Scherzo...», sorride l’ex presidente della Provincia di Trento (dal 1989 al 1992) e “mitico” assessore al turismo (dal 1981 al 1988). «Avevo deciso di abbandonare il mondo del giornalismo per fare politica. L’impegno politico mi ha “segnato” fin dal principio. Era destino».
 
Il 20 luglio 1969 Malossini rimase a bocca aperta: «Sembrava tutto impossibile. L’uomo sulla Luna! Me ne stavo davanti alla tivù e pensavo: questo evento cambierà il corso della Storia. Ne fui profondamente colpito».

Anche a Gianni Bort, presidente della Camera di Commercio di Trento, sembrava tutto impossibile. «Quella sera ero in casa di lontani parenti, in centro città, nella zona dei Tre Portoni. Avevo 19 anni». La casa aveva un balcone, la tivù era nel salotto. «Era una casa vecchia. Passavamo in continuazione dal balcone al salotto e ci chiedevamo: sarà vero?». Lo stupore regnava sovrano... «Altroché! Non che dubitassimo realmente: era vero per forza. Ma davanti a noi stava accadendo qualcosa di... impossibile, come fare 13 al totocalcio». Bort ne rimase affascinato, ma non al punto di pensare a una carriera da astronauta. «Eh... sì... Ci mancherebbe altro! Ai miei tempi, quando si trattava di scegliere il lavoro, i genitori ci ripetevano: va’ in banca! va’ in banca!».

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