Spariti gli ori di famiglia a processo la badante

Tutti i reati sono odiosi, ma rubare a chi è sul punto di morte è davvero stomachevole. Eppure è successo a Trento dove una badante - italiana - è finita a giudizio con l'accusa di aver rubato i gioielli dell'anziana coppia che doveva accudire. 

I fatti sono accaduti tra gennaio e marzo del 2017. La coppia di pensionati, residenti in città a Trento, aveva bisogno di assistenza. Il primo aiuto i due anziani coniugi lo avevano avuto dalla figlia che non aveva esitato ad andare a vivere con i genitori per aiutarli in un momento di particolare difficoltà. Per seguire il padre, che versava in un precario stato di salute, la donna assunse come badante una donna residente a Rovereto. 

Pochi giorni dopo, in seguito all'aggravarsi delle condizioni di salute del padre, questi venne ricoverato in ospedale. Per evitare brutte sorprese, il pensionato lasciò a casa la catenina d'oro che portava sempre al collo. 

Purtroppo poche settimane dopo il pensionato morì. Dopo il funerale la figlia scoprì che la catenina d'oro del padre, dal valore patrimoniale ma ancor più affettivo, era scomparsa dalla scatola sul comodino in cui era stata riposta prima del ricovero. Preoccupata, la figlia dell'anziana coppia volle verificare la presenza di altri gioielli di famiglia facendo però una gran brutta sorpresa. Preziosi erano scomparsi anche da una scatola riposta sul comodino della madre. Benché non ci fossero in casa segni di effrazione, qualcuno aveva razziato gli oggetti di valore. 

I sospetti caddero, ovviamente, sulla badante che aveva libero accesso all'appartamento e a cui non mancavano certo le occasioni per intascare qualche oggetto di valore. Per risolvere il "giallo" la figlia dell'anziana coppia ingaggiò un investigatore privato. Venne poi convocata la badante che inizialmente negò in tutti i modi di aver mai rubato alcunché. Poi però, messa alle strette, cedette e confessò di aver portato via i gioielli. La donna chiese di non essere denunciata, in cambio avrebbe collaborato a far ritrovare la refurtiva. Purtroppo il compagno della badante a cui erano stati consegnati i valori aveva venduto gran parte di essi ad un'attività di compravendita di oro. Attività che confermò di aver acquistato i gioielli per 600 euro, ma questi erano già stati fusi. Per fortuna a casa della badante era rimasto un oggetto dall'alto valore affettivo: la fede che era stata del defunto padre dell'odierna parte civile (difesa dall'avvocato Stefano Ravelli). I gioielli rubati, valutati in circa 6.000 euro, invece non torneranno più indietro: la catenina d'oro del defunto, un'altra catena con tre medagliette, un paio di orecchini, un bracciale, gemelli d'oro, un antico corno e altro.

La badante ora deve rispondere di furto con l'aggravante di aver abusato delle relazioni di prestazione d'opera, cioè della fiducia accordatale dal datore di lavoro. La donna è reo confessa ed è dunque probabile che scelga un rito alternativo per minimizzare la pena. Il suo compagno è accusato di ricettazione, ma ha qualche margine di difesa in più perché sostiene di non aver saputo che gli ori erano di provenienza illecita. Entrambi gli imputati sono difesi dall'avvocato Nicola Canestrini.

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