Propaganda choc dei no vax: i bambini non vaccinati come gli ebrei nei campi

di Valentina Leone

Per no-vax e free-vax trentini le leggi razziali che ai tempi di Hitler e Mussolini comportarono, tra le molte sciagure, le esclusioni scolastiche dei bambini ebrei si possono tranquillamente equiparare alla legge sull’obbligo vaccinale attualmente in vigore, che esclude dalle scuole i bambini privi di copertura.

Il paragone choc campeggia su un maxi-cartellone che da ieri è esposto a Trento Nord, in via Zambra, dietro il Top Center, grazie alla colletta di decine di famiglie, appartenenti a diversi movimenti contrari ai vaccini, che hanno sborsato il denaro necessario per esporlo per una settimana. «La teoria della superiorità della razza ariana giustifica le esclusioni scolastiche», recita una scritta sovrastante l’immagine di un bambino con tanto di divisa che veniva distribuita nei campi di concentramento, stella di David e la scritta «non ariano».

Speculare, «la teoria dell’immunità di gregge vaccinale umana giustifica le esclusioni scolastiche», al di sopra questa volta di una bambina voltata di spalle con la scritta «non vaccinato». Il manifesto - che per la prima volta viene esposto in una città italiana, con l’obiettivo di replicare anche altrove - rientra in una campagna lanciata dal movimento politico SìAmo, fondato dall’idolo dei free-vax Dario Miedico. Emiliano Gioia, coordinatore del movimento, parla di «paragone che si fonda su una logica molto banale: si escludono bambini su base ideologica, e questa è la stessa cosa che accadeva con le leggi razziali». Ma quando gli si fa notare che il bambino viene perfino raffigurato con la divisa distribuita nei lager, Gioia liquida la questione come «scelte grafiche», perché a suo dire «sarebbe stato difficile altrimenti rappresentare l’esclusione. Sono cose che si fanno per scuotere, come provocazione».

Ma se per molti si tratta di un paragone totalmente fuori luogo, anti-storico e irrispettoso visto il riferimento ad un genocidio, a detta delle famiglie che hanno aderito è tutto assolutamente nella norma. «Forse un po’ provocatorio, questo sì, ma non è che ci sia poi tutta questa differenza tra le due situazioni», commenta Claudia Cattani, che è la presidente del comitato trentino Uniti per Oviedo. La quale, per difendere la scelta, si scaglia contro «l’individualismo delle persone che pensano per loro e non sono interessate al fatto che i nostri figli siano rimasti fuori da scuola». Mettere quindi i propri bimbi alla stregua di loro coetanei che furono letteralmente sterminati non vi crea dunque un po’ di imbarazzo?: «Sinceramente no - prosegue Cattani - noi la stiamo vivendo come una violenza, non ci stanno sterminando ma quasi, come crede che iniziarono allora?».

A risponderle, e a richiamare la storia nella sua crudezza reale, ci pensa Elisabetta Rossi Innerhofer, presidente della Comunità ebraica di Merano. «L’ho trovato un paragone aberrante e improprio, privo di senso: la Shoah è stata una tragedia unica, uno sterminio pianificato. Queste persone vogliono banalizzare e strumentalizzare. Da parte mia mi muoverò anche tramite l’associazione Figli della Shoah, presieduta da Liliana Segre, per bloccare in tutti i modi questo scempio. Queste persone dovrebbero vergognarsi».

Indignato l’ex assessore provinciale alla Salute e consigliere provinciale del Pd Luca Zeni, che in un post su Facebook a corredo della foto del cartellone scrive: «Trovo offensivo per la memoria di milioni di persone accostare una legge di salute pubblica alle leggi razziali che hanno portato allo sterminio di milioni di persone». L’assessora Stefania Segnana, che oggi ricopre il suo ruolo, è imbarazzata e stupita: «Ho intravisto il cartellone uscendo dal mio ufficio. Francamente trovo il paragone esagerato e del tutto fuori luogo. Domani (oggi, ndr) mi confronterò con i colleghi della giunta per capire se è il caso di prendere iniziative».

L’assessore provinciale Mirko Bisesti fa eco parlando di «paragone inopportuno». Critico anche il consigliere provinciale pentastellato Filippo Degasperi, il cui movimento per la verità ha sempre strizzato l’occhio ai no-vax pur non scivolando mai in uscite di questo genere. Degasperi non usa mezzi termini e si dice «sconcertato», e parla di «approccio controproducente anche per chi sostiene che le esclusioni vadano eliminate».

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