Aggredita dalla vicina: "brutta negra", ma lei si chiama Tomasi

Un brutto episodio a sfondo razzista, quello accaduto a Covelo di Cimone. Una donna (Josephine Tomasi, molto conosciuta a Trento perché di professione è messo comunale, ed è attiva nel volontariato sociale) è stata aggredita da una vicina di casa, che l’ha colpita a calci e pugni, le ha strappato di mano il cellulare mentre cercava di chiamare la polizia e infine l’ha inseguita fino sulla porta di casa ricoprendola di insulti razzisti («negra, tornatene nel tuo paese»). Infine, è stata soccorsa dai carabinieri di Aldeno, che sono intervenuti sul posto.

Il fatto è che il suo paese è il Trentino: Josephine Tomasi, 54 anni, è infatti figlia di un papà trentino e di mamma congolese. E vive qui stabilmente dal 2006.

A quanto pare, la vicina ce l’aveva con lei fin da dicembre,e già una volta l’aveva affrontata sul pianerottolo dicendole «Negretta, tornatene nel tuo paese. Non rispetti le regole».

Josephine Tomasi ha così preferito allontanarsi da casa per un periodo, per non acuire le tensioni. Ma ieri è accaduto di nuovo: quando si è presentata a casa sua, ha trovato la vicina ad attenderla. «Mi ha subito aggredito in garage, dicendomi parolacce i insulti razzisti. Mi ha strappato di mano il telefono e mi ha seguito dentro casa, prendendomi a calci e pugni. È stato terribile». Oggi la Tomasi ha deciso di sporgere querela.

Moltissime le testimonianze di affetto e solidarietà nei suoi confronti. A cominciare dalla ex assessora provinciale Lia Giovanazzi Beltrami, che è amica di famiglia. La quale ha postato in Facebook una foto di Josephine e di suo marito con questo messaggio: «Abbiamo una sorella, si chiama Tomasi, cognome tipicamente Trentino. Ha orgogliosamente la pelle dorata, bella come il sole, bella come lei. La vita l’ha segnata duramente, ha perso due figli in modo tragico, ha perso casa e lavoro. Si è ricostruita una vita con grande fatica, è riuscita a comperarsi un piccolo appartamento tutto suo... Ed ecco che irrompe l’urlo razzista: “Tornatene a casa, torna in Africa”, insieme a calci, pugni e botte. Josephine è stata picchiata nel garage di casa, il luogo dei suoi sogni, perché il suo colore è scuro.
Siamo vicino a nostra sorella Josephine con amore. Non abbatterti cara! L’odio è soltanto uno dei nomi della paura, diceva padre Paolo Dall’Oglio. La giustizia farà il suo corso e tu continua a lavorare, a fare volontariato in Trentino, ad esserci sorella. Ti vogliamo bene».

 

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