Quando la Valdastico era la «Pirubi» Mezzo secolo di lotte e polemiche

di Gigi Zoppello

La sentenza del Consiglio di Stato che ha annullato la delibera del Cipe che autorizzava la progettazione di massima dell’Autostrada della Valdastico fra Piovene Rocchette e il Trentino è salutata con soddisfazione da Legambiente.

«Tutti gli studi effettuati, anche quelli commissionati e realizzati da chi vuole costruire l’autostrada, hanno sempre mostrato che il traffico di attraversamento della Valsugana è molto scarso (meno di 5000 veicoli al giorno nell’ipotesi massimale). Quindi è sicuramente falso che la Valdastico decongestionerebbe la Valsugana, poichè il traffico di quest’ultima è in larghissima maggioranza interno (prodotto dai flussi pendolari)» scrive in una nota Legambiente di Trento.

«Quindi il traffico che eventualmente potrebbe intercettare la nuova strada è tutto traffico aggiuntivo, ad esempio di trentini che andranno a far shopping in Veneto o di mezzi pesanti che, in dipendenza dei pedaggi, potrebbero cambiare percorsi autostradali. Questo, ovviamente - aggiunge Legambiente - aumenterà l’inquinamento delle valli senza produrre alcun vantaggio per il territorio, ma con costi di realizzazione e gestione altissimi».

Del completamento della Valdastico Nord (la Sud, da Rovigo a Pivene Rocchette, è in funzione da tre anni) si parla ormai da quasi 50 anni. Diversi fattori hanno finora frenato l’iniziativa. Tra essi, gli ostacoli più significativi furono l’opposizione delle amministrazioni locali del Trentino, che impedirono la continuazione dell’autostrada verso Trento, e la mobilitazione di associazioni culturali e ambientaliste (tra cui Italia Nostra, WWF, e persino la Fondazione britannica «The Landmark Trust»).

L’idea era nata alla fine degli anni Settanta, dai tre politici della Democrazia Cristiana Flaminio Piccoli (Trento), Mariano Rumor (Vicenza) e Antonio Bisaglia (Rovigo). Per questo l’autostrada prese subito il soprannome di Pi-ru-bi.

Sostanzialmente se ne discusse senza atti concreti per decenni. La svolta il 12 febbraio 2010 quando Attilio Schneck, presidente della Provincia di Vicenza, nonché dell’autostrada Brescia-Padova annunciava di aver dato corso a un bando europeo per la progettazione del tronco nord dell’autostrada da Piovene Rocchette all’Autobrennero. L’innesto della Valdastico era previsto presso il comune di Besenello.



La Provincia autonoma di Trento si è sempre opposta finora all’intera opera sostenendo che il completamento porterebbe all’aggravamento dei problemi di traffico dell’autostrada A22 e della viabilità esterna senza risolvere i problemi della SS47 della Valsugana. Ulteriori motivi che la Provincia adduceva al suo no all’intera opera erano relativi alla politica seguita dall’Euregio Tirolo-Alto Adige-Trentino per il trasferimento delle merci su rotaia, che oltre sull’investimento nella galleria di base del Brennero e sull’ammodernamento della tratta di accesso, si fonda sul lavoro dell’interporto di Verona che verrebbe bypassato dal traffico pesante diretto a nord proveniente dalle aree di Padova-Ferrara e Venezia-Udine.

Con la sentenza della Corte Costituzionale del 21 febbraio 2011 si era ribadito che qualsiasi opera, atto o progetto dell’arteria non possa essere realizzato senza la preventiva intesa con la Provincia autonoma di Trento. Ciò in rispetto dovuto allo Statuto Regionale del Trentino-Alto Adige e alle sue norme di attuazione.

C’era quindi la sensazione che il progetto definitivo della Valdastico nord non avrebbe potuto essere approvato prima del dicembre 2013. Successivamente, l’allora presidente della Provincia Ugo Rossi dichiarò che non era sua intenzione bloccare il rinnovo della concessione autostradale all’Autostrada BS-PD fino al 2026 e che avrebbe collaborato in tale direzione, senza però dare il via libera all’inizio dei lavori in territorio trentino.

In tale prospettiva il presidente dell’Autostrada Brescia-Padova, Attilio Schneck dichiarò invece che, entro il 2013, sarebbe stato approvato il progetto definitivo dell’intera Valdastico nord, ma che i lavori sarebbero intanto cominciati solo nel tratto veneto, fino al casello di Lastebasse, per proseguire solo in un secondo momento verso l’Autostrada del Brennero come da progetto, lasciando però aperta la possibilità di una variante per interconnettersi alla Statale SS47 della Valsugana presso Levico.

L’8 agosto 2012 la Regione Veneto approva in via definitiva i lavori sulla Valdastico Nord, incurante dei ricorsi di Trento; il 18 marzo 2013 il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (Cipe) approvava l’avvio dei lavori di prosecuzione da Piovene Rocchette sino ai confini col Trentino (comune di Valdastico), segnando un importante avanzamento dell’opera. È la delibera che è stata cassata due giorni fa dal Consiglio di Stato su ricorso del Comune di Besenello che aveva perso il primo grado di giudizio al Tar ed anche il secondo al Tar del Lazio come appello.

Il 16 maggio 2016, il ministro delle infrastrutture Graziano Delrio in visita a Vicenza ha dichiarato: «Sulla Valdastico Nord abbiamo trovato l’accordo, si farà, non è detto che sia un’opera enorme perché noi contiamo molto sul trasporto su ferro più che su gomma per le merci. Si apriranno molti cantieri una volta depositata la convenzione. Si tratta di giorni e non di mesi».

Il tema è stato un cavallo di battaglia della Lega Nord in Trentino, in vista delle recenti elezioni provinciali: il neo eletto presidente Maurizio Fugatti ha ribadito più volte che intende ora avviare i lavori, che secondo le previsioni più rosee potrebbe essere terminati nel 2026 (se tutto va bene).

Dopo le decisioni assunte dal CIPE in data 10 agosto 2016, la Società Autostrada Brescia Verona Vicenza Padova ha deliberato di dare avvio alla progettazione definitiva del 1º lotto funzionale dell’opera tra Piovene Rocchette - Valle d’Astico della lunghezza di 18,9 Km, interamente in territorio veneto. Ora bloccata dalla sentenza.

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