Consolidamento del viadotto di Ponte Alto Si parte in primavera, un anno e mezzo di disagi

di Franco Gottardi

Tra le priorità del governatore Fugatti in tema di viabilità, oltre alla Valdastico, c'è il potenziamento della statale della Valsugana che vorrebbe portare a quattro corsie ovunque per renderne più fluido e scorrevole il traffico; ma almeno per un anno e mezzo, dalla prossima primavera fino all'autunno inoltrato del 2020, la prospettiva che si presenta è l'esatto contrario: i veicoli in uscita dalla città verso Pergine dovranno fare i conti con l'imbuto causato dal cantiere di sistemazione del viadotto di Ponte Alto, che precede la galleria dei Crozi che porta in Valsugana. L'intervento è finalizzato a consolidare il manufatto, che risale agli anni Settanta, e adeguarlo alle normative antisismiche; un intervento da 4 milioni di euro, cofinanziato con fondi europei, che richiederà 540 giorni di lavorazione secondo il capitolato d'appalto. Giorni in cui la strada, che in quel tratto è a due corsie a senso unico in direzione Pergine, dovrà spesso essere ridotta.

Per limitare al minimo gli inevitabili disagi la Provincia ha messo a punto un piano che prevede il ripristino del vecchio tracciato sotto roccia, la antica statale che fino all'apertura delle gallerie dei Crozi e all'inaugurazione del viadotto funzionava a doppio senso di marcia. Usciti dal ponte di Martignano o dalla rotatoria di Ponte Alto i veicoli leggeri, automobili, furgoni e motociclette diretti verso Pergine, all'altezza del viadotto si terranno sulla sinistra imboccando la vecchia e tortuosa strada per rientrare poi sul tracciato solito all'imbocco della galleria; i veicoli pesanti invece, camion e corriere, continueranno a viaggiare sul viadotto dove una corsia sarà sempre agibile anche durante i lavori.

Nelle ore di punta i rallentamenti saranno inevitabili, ma i problemi maggiori saranno comunque limitati a un periodo di un paio di mesi quando l'intervento interesserà la parte finale del viadotto, laddove il ponte si appoggia sulla roccia e la statale entra in galleria; intervenendo in quella zona si andrà giocoforza a occupare il sedime della vecchia statale che non potrà essere utilizzata, tutto il traffico dovrà perciò incolonnarsi su un'unica corsia sopra al viadotto ed è chiaro che su una strada dove mediamente passano ventimila veicoli al giorno nelle ore di punta questo sarà un problema. Naturalmente il programma dei lavori verrà cadenzato in modo da far cadere i due mesi più problematici in un periodo dell'anno in cui il traffico è un po' più tranquillo, ma certo soprattutto i pendolari dovranno rassegnarsi a passare un po' di tempo in più seduti alla guida.

Le modalità di intervento e la possibilità di tenere comunque sempre aperta una corsia di marcia sono state pianificate dalla Provincia al momento della messa a punto del progetto proprio in considerazione del fatto che la statale 47 è una strada ad alta densità di traffico e non era pensabile chiuderla completamente né trasformare la galleria Crozi 2 e la parte che scende verso Trento a doppio senso, cosa che avrebbe raddoppiato il problema. La soluzione proposta comporta un aumento dei costi complessivi ma sarà comunque più gestibile. E la sistemazione della vecchia statale tornerà poi utile perché un tratto di quella strada sarà utilizzato come tracciato per la pista ciclabile destinata a collegare la città con la Valsugana, opera già appaltata ma la cui costruzione sarà coordinata in quel tratto coi lavori al viadotto.

L'attenzione ai problemi viabilistici è confermata anche nel capitolato speciale d'appalto che nel capitolo in cui si dettano le condizioni del cantiere viene rimarcato in neretto il fatto che «durante le giornate lavorative in cantiere dovrà comunque sempre essere assicurata la presenza di almeno due addetti abilitati all'attività di pianificazione controllo e apposizione di segnaletica stradale».

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