«Capre Agitu invadenti io non sono razzista»

Cornelio Coser si difende andando al contrattacco: «Non ho mai usato nei confronti di Agitu (Ideo Gudeta) parole come “brutta negra”, piuttosto è stata lei a infastidirmi: le sue capre hanno mangiato 300 piante di carpino appena comprate. In un’altra occasione è stata lei a colpirmi con un bastone. lei ha persino telefonato a mia madre per farle dire che io sono matto e le ha detto che mi vorrebbe vedere marcire in galera...».

Il 53enne finito agli arresti domiciliari con l’accusa di atti persecutori nei confronti dell’allevatrice etiope non ci sta a passare per stalker, per di più razzista. Ieri, in occasione dell’interrogatorio di garanzia davanti al giudice Enrico Borrelli, l’indagato, difeso dall’avvocato Claudio Tasin, ha raccontato la sua versione dei fatti. Una ricostruzione molto diversa da quella offerta dalla parte offesa (che però è stata ritenuta credibile dalla procura e dallo stesso giudice che ha emesso la misura cautelare sulla base di «gravi indizi»).
Coser in sostanza ha replicato di essere stato più volte provocato da Agitu e ha sottolineato come l’allevatrice fosse entrata in contrasto anche con altre persone di Frassilongo.

E pensare che, stando a quanto riferito dall’indagato, all’inizio Coser e Agitu e i rispettivi compagni si erano frequentati aiutandosi reciprocamente. Ad innescare le prime tensioni sarebbe stato l’aumento del traffico di auto private che, pur essendo dirette da Agitu, finivano sulla strada dove abita Coser. Poi, il 19 di giugno, ci sarebbe stato l’episodio delle piante di carpino in buona parte mangiate dalle capre della parte offesa. Coser sostiene che lo stesso danno lo aveva subito anche la sua vicina di casa. Arrabbiato, avrebbe preso la moto per raggiungere l’allevatrice. Coser sostiene che alle sue lamentele la donna avrebbe risposto che doveva essere lui a costruire un recinto. Esasperato, l’indagato dice di aver preso per il bavero l’allevatrice che avrebbe risposto colpendolo con una pietra sul braccio. E lui, «per scaricare la rabbia», avrebbe risposto sgonfiando una gomma dell’auto di Agitu. L’indagato però nega di aver ucciso tre capre, «non è vero perché semmai le avrei uccise tutte», è stata la laconica difesa dell’indagato.

Da quel momento i rapporti tra i due si guastarono al punto che, secondo Coser, Agitu ogni volta riprendeva con il suo cellulare. In un caso ad agosto Agitu avrebbe colpito con un bastone (lei in proposito precisa di essersi difesa dopo essere stata aggredita). L’indagato ha anche raccontato che Agitu aveva avuto un diverbio con una persona del paese: c’era un camion che ostruiva il passaggio e lei, visto che nessuno spostava il mezzo pesante, avrebbe minacciato gli operai. Il giorno seguente l’allevatrice scoprì che lae gomme dell’auto erano state tagliate. Da allora avrebbe piazzato delle telecamere di sicurezza perché aveva paura. «Sono dispiaciuto per quanto è accaduto - ha concluso Coser - io non sono mai stato razzista».

Al termine dell’interrogatorio di garanzia l’avvocato Tasin ha chiesto al giudice la revoca della misura cautelare e in subordine la concessione di una misura meno afflittiva (divieto di avvicinamento ad Agitu oppure obbligo di firma) e il permesso comunque di poter lavorare (su quest’ultima richiesta c’è il parere favorevole della procura).

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