Risparmiatori gabbati, 400 mila euro in fumo

Fregatura doppia. Potrebbe essere il titolo di un film americano, invece è quanto hanno vissuto sulla loro pelle alcuni risparmiatori (in parte trentini). Doppia perché non solo hanno visto «bruciare» un investimento da circa 400 mila euro, ma hanno speso inutilmente cifre intorno ai 1.000-2.000 euro a testa per recuperare le somme perse da una società di diritto neozelandese. Ma il procacciatore d’affari ingaggiato per riportare in Italia il denaro pare sia un truffatore.

L’uomo - M. U, 51 anni, romano ma residente a Trento in via Bolzano - è stato condannato dal giudice Enrico Borrelli per truffa e sostituzione di persona. Secondo l’accusa, il professionista avrebbe dichiarato ai risparmiatori di essere iscritto al Foro di Stoccolma e di Bruxelles e come agente presso la Camera di commercio di Parigi. «Carpitane la fiducia - si legge sul capo di imputazione - assumeva l’incarico per il recupero di somme di denaro in giacenza presso la «Capital One Forex Ltd» con sede in Nuova Zelanda.

Per capire meglio i contorni della vicenda bisogna fare un passo all’indietro. La prima fregatura i risparmiatori l’avrebbero ricevuta ben prima di conoscere l’odierno imputato, quando in sette aderirono alla proposta di investire nella «Capital One Forex Ltd» che prometteva lauti guadagni. In realtà le cose poi non sono andate nella direzione sperata. Dopo aver incassato i primi dividendi, i nodi sono venuti al pettine quando gli investitori hanno chiesto di riportare a casa il denaro. Nonostante ripetuti solleciti, i soldi non arrivavano.

È a questo punto che, presentato da uno dei risparmiatori, entra in campo M. U. L’avvocato (o presunto tale) vanta un curriculum di tutto rispetto con laurea in legge e numerose esperienze internazionali. L’imputato, dopo un asserito primo colloquio con uno studio legale di Londra, avrebbe assicurato agli investitori la possibilità di attivare una procedura internazionale per il recupero delle somme. Per questo servizio il presunto legale avrebbe ricevuto degli anticipi per le spese e per la sua attività di consulenza.

È a questo punto che maturò la seconda fregatura. Secondo l’accusa - che riprende la querela presentata da 7 risparmiatori (ma solo 5 sono stati giudicati a Trento) attraverso l’avvocato Paolo Novelli del Foro di Grosseto - M. U. avrebbe millantato di aver avviato una sorta di arbitrato presso la Camera di commercio di Parigi. Lo studio di avvocati londinesi, contattati poi dai risparmiatori, avrebbe detto di non aver avuto alcun contatto con l’odierno imputato. Anche il notaio di Zurigo, indicato come il professionista che doveva gestire il rimborso delle somme, in realtà non sarebbe mai stato coinvolto nella procedura (pare che il notaio sia morto un paio di anni fa).

Sconfortati per averci rimesso due volte, i risparmiatori hanno fatto partire le querele (5 sono state riunite nel processo che si è celebrato a Trento). La difesa, sostenuta d’ufficio dall’avvocato Paolo Demattè, ha respinto le accuse con motivi di diritto (la querela sarebbero stata tardiva) e di fatto (non c’è prova che l’imputato non eserciti la professione forense all’estero). M. U non ha partecipato al processo. La sua versione la conosciamo attraverso gli investitori a cui, dopo averli più volte rassicurati sul buon esito del recupero, disse di essere stato a sua volta «bidonato» da un professionista a cui si era affidato (questi si sarebbe gravemente ammalato).

Alla fine il giudice ha condannato M. U. ad 1 anno e 10 mesi di reclusione. L’imputato è stato condannato anche al risarcimento dei danni in favore delle parti civili: 316.402 euro.

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