750 insegnanti contro la Provincia Scuola, i docenti a caccia di cattedre

Sono 750 i ricorsi avviati dagli insegnanti precari che operano nelle scuole trentine contro la Provincia per vedersi riconosciuti, al sussistere di oneri lavorativi di fatto identici, anche pari diritti rispetto ai colleghi inquadrati contrattualmente come docenti di ruolo.

Le cause portate al tribunale di Trento sono 350 da parte del sindacato Uil, fra il primo blocco di ricorsi risalenti al 2011 e quelli avviati nel 2014, altri 100 sono stati promossi a partire sempre dal 2011 dalla Cisl Scuola e 300 sono portati avanti da chi fa riferimento a Cgil.

Due le battaglie legali che i docenti portano avanti: da una parte la stabilizzazione del posto di lavoro per i precari storici del mondo della scuola, dall'altra il riconoscimento dell'anzianità di servizio per coloro che hanno ricoperto una cattedra per una vita ma senza mai essere riconosciuti di ruolo, con tute le penalizzazioni contrattuali e salariali che questo ha determinato.

L'articolo integrale sull'Adige:

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I 750 ricorsi promossi dalle sezioni locali dei sindacati sono di fatto arrivati in tutti questi anni al secondo grado di giudizio, in Corte d'Assise. I passaggi legali sono complessi: il Tribunale del lavoro di Trento in materia di stabilizzazione dei lavoratori si è di fatto dichiarato non competente a decidere (al pari di altri tribunali in tutta Italia), rinviando alla Corte Costituzionale che si è pronunciata nella primavera del 2016 sulla base di un'indicazione in merito della Corte Europea.

«Abbiamo grandi speranze - dichiara Pietro Di Fiore per Uil Scuola - che venga accolto il nostro ricorso sul riconoscimento dell'anzianità di servizio, sarebbe un passaggio decisivo per smantellare la pratica del continuo rinnovo di posizioni a tempo determinato e minerebbe il precariato alla base. Chiediamo che qualunque sia la natura del contratto se c'è uguale anzianità ci sia anche uguale remunerazione .Il passaggio successivo ad una sentenza favorevole sarebbe l'estensione a tutti gli altri precari». 

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