Meno coppie cercano l'adozione Trentino, dimezzate in 10 anni

di Denise Rocca

L’Italia rimane il secondo paese al mondo, dopo gli Stati Uniti d’America, per numero di adozioni: sono stati 46.124 i minori adottati internazionalmente dal 2001 al 2015, ma il trend è in drastico calo in tutto il territorio nazionale, anche e soprattutto per quanto riguarda le famiglie che si rendono disponibili ad adottare.

Rispetto ad altri paesi la diminuzione è arrivata più tardi, ma è costante. I motivi dell’abbandono infantile, secondo i dati forniti dalla Commissione adozioni internazionali del Belpaese aggiornati al 2013, sono legati alla perdita della potestà genitoriale nel 61% dei casi, all’abbandono materiale o morale del bambino nel 30% dei casi, mentre il 7% sono legati alla rinuncia della famiglia di origine e solo l’1% dei bambini in adozione è orfano. Contrariamente all’immaginario collettivo, le difficoltà economiche non sono mai un elemento che porta da solo all’allontanamento di un minore dalla famiglia di origine, i provvedimenti del tribunale rimandano sempre a carenze educative, relazionali o affettive e di cura dei genitori.

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Nel quadro negativo del numero di adozioni non fanno eccezione le coppie trentine. Dopo dati sostanzialmente stabili dal 2007, anno in cui è iniziato un monitoraggio puntuale in Provincia, il 2011 ha visto un’impennata con l’arrivo di 65 bambini nelle famiglie trentine, il crollo l’anno dopo quando furono 35, e le cifre sono in calare fino ai 26 (3 da adozione nazionale e 23 provenienti da un processo di adozione internazionale) adottati nel 2016. La maggioranza dei bambini che hanno trovato una famiglia adottiva in provincia di Trento proviene dall’Asia e dall’Europa dell’Est. In totale, dal 2007 al 2016, i minori adottati da famiglie residenti sul territorio trentino sono stati 383, di questi la stragrande maggioranza, ben 322, provengono da un’adozione internazionale, 61 invece dall’Italia.

«La diminuzione delle adozioni è costante - contestualizza il dato Maria Grazia Pensabene, referente provinciale per le adozioni - ma non proprio tragica in questo momento perché ci sono ancora le coppie che hanno dato disponibilità qualche anno fa quando le richieste erano maggiori e, mano a mano, stanno arrivando alla fine del loro percorso riuscendo ad adottare un bambino. Il dato che maggiormente preoccupa gli operatori del settore è piuttosto il calo delle coppie che si dichiarano disponibili all’adozione: le coppie trentine che avevano presentato disponibilità nel 2007 erano 81, nel 2016 sono scese a 39”. È un quadro a più fattori quello che incide sulle motivazioni alla base del calo delle richieste di adozione da parte delle coppie italiane e trentine.

«Gli esperti del settore indicano motivazioni varie - spiega Maria Grazia Pensabene - sicuramente la crisi economica ha avuto il suo peso, in particolare sulle adozioni internazionali che sono un impegno economico e richiedono anche una certa stabilità di reddito. L’altro elemento che viene considerato è quello della situazione nei paesi di origine perché da un lato si stanno sviluppando interventi di sostegno alle famiglie originarie per mantenere i bambini con i genitori biologici, dall’altro c’è anche uno sviluppo dell’adozione nazionale in paesi dove prima non c’era quindi vanno in adozione internazionale bambini più grandi e con problematiche che possono essere sanitarie o comportamentali più complessi, quindi, per le adozioni internazionali.

Infine, un terzo aspetto che citerei è lo sviluppo della procreazione medicalmente assistita e l’apertura all’eterologa anche in Italia. Un certo numero di coppie prova questi percorsi che sono peraltro coperti anche economicamente dal servizio sanitario nazionale e provinciale».

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