Malati di gioco in Trentino Adesso arriva il protocollo

In base ai dati resi noti nel 2015 dall’Agenzia delle dogane e dei monopoli, in Italia sono stati spesi in giochi «leciti» oltre 88 miliardi di euro, pari mediamente ad una spesa di circa 1.500 euro a persona in giochi d’azzardo, lotterie e scommesse varie.

Con la liberalizzazione del 2003 si è concesso all’industria dell’azzardo di arrivare nei bar, nei circoli ricreativi, nei ristoranti.

«La ludopadia è un fenomeno classificato fra i disturbi correlati all’uso di sostanze, come altre forme di dipendenza - dice l’assessore alla salute e politiche sociali Luca Zeni - Per questo anche in Trentino, dove comunque il rischio di sviluppare una dipendenza è un po’ più basso che nel resto d’Italia, abbiamo avviato campagne di contrasto al fenomeno che viene attentamente monitorato».

In Trentino abbiamo una legge, approvata all’unanimità dal Consiglio provinciale nel 2015, per eliminare le slot machine dai luoghi sensibili».

«Poi sono state messe in campo altre azioni, penso ad esempio al cortometraggio “Diario di una trappola” realizzato dall’attore Lucio Gardin e premiato con il premio internazionale Alberoandronico, alla campagna “Giochi con la testa o ti giochi la testa”, ma anche ai requisiti obbligatori richiesti dal disciplinare per l’assegnazione del marchio Family in Trentino, che prevede azioni concrete per contrastare proprio la ludopatia».

Va in questo senso - dice Zeni - il Protocollo di intesa approvato dall’esecutivo fra l’assessorato alla salute e politiche sociali e il Commissariato del Governo per la Provincia di Trento.

L’approvazione del Protocollo sarà sottoscritto nei prossimi giorni anche dal prefetto Pasquale Gioffré.

«Le parti - si legge in una comunicato della Provincia - si impegnano ad instaurare un rapporto di collaborazione per creare attività informative rivolte alle forze dell’ordine al fine di aumentare la consapevolezza sul fenomeno della dipendenza da gioco e sui rischi per la salute a essa connessi; garantire informazioni sulla presenza dei servizi di assistenza pubblica e del privato sociale operanti nel territorio provinciale e sulle relative modalità di accesso; concordare e comunicare le azioni previste, nonché individuarne di nuove; effettuare con cadenza annuale un monitoraggio sul fenomeno e sull’impatto sociale dello stesso».

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