Morte dolce: il caso dj Fabo Cappato, caso ancora aperto

Sucidio assistito, non c'è archiviazione

La richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura di Milano non ha convinto il gip Luigi Gargiulo che, invece di chiudere il caso su Dj Fabo per il quale Marco Cappato è finito indagato per aiuto al suicidio, ha fissato un’udienza camerale.

Ha convocato accusa, difesa e, come prevede il codice, anche la procura generale per il prossimo 6 luglio per poi decidere se archiviare o disporre un approfondimento istruttorio o ordinare un’imputazione coatta ritenendo che la vicenda meriti il vaglio di un Tribunale.

«Rispetto la decisione del gip - ha commentato l’esponente dei Radicali finito sotto inchiesta -. Ma con l’Associazione Luca Coscioni andiamo avanti a batterci per la vita, per i diritti dei malati e dei disabili, e quindi per il rispetto della scelta di interrompere sofferenze insopportabili».

In sostanza Cappato continuerà con Mina Welby e Gustavo Fraticelli la sua azione di disobbedienza civile per chiedere una rapida approvazione definitiva della legge sul testamento biologico e ha organizzato per questo weekend una mobilitazione in una sessantina di piazze in tutta Italia.

In Procura il provvedimento depositato ieri pomeriggio è stato comunque giudicato in modo positivo in quanto, è stato fatto sapere, l’udienza sarà un momento per discutere di una tema delicato anche dal punto di vista giuridico e dei diritti.

Non molto diverso il parere di Filomena Gallo, avvocato e segretario dell’associazione Coscioni, di cui Cappato è tesoriere: «Non possiamo che accogliere positivamente questo ulteriore passaggio che denota ancor più quanto la tematica sia delicata».

Secondo Massimo Rossi, difensore di Cappato, il gip potrebbe voler approfondire, per meglio valutare, alcuni aspetti della richiesta avanzata dal pm Tiziana Siciliano e Sara Arduini lo scorso 2 maggio, con particolare riguardo all’interpretazione «restrittiva» del reato di aiuto al suicidio contestato a Cappato. Per i pubblici ministeri va limitato alla fase finale, quella esecutiva, e non a quelle precedenti legate alla organizzazione del progetto messo in atto da Fabiano Antoniani, cieco e tetraplegico per via di un grave incidente stradale, per porre fine alle sue sofferenze con il suicidio assistito praticato in Svizzera.

Quindi a loro avviso il comportamento di Cappato, che ha solo accompagnato dj Fabo alla clinica Dignitas vicino a Zurigo, non è penalmente rilevante in quanto ha solo aiutato una persona, in condizioni fisiche definite «drammatiche» e con una prognosi «irreversibile», a esercitare un diritto individuale.

Il legale ipotizza anche la necessità del giudice di meglio scandagliare la vicenda con relativa giurisprudenza, per stabilire se davvero, come sostengono i pm, «sia prevalente il diritto alla dignità personale e all’autodeterminazione rispetto al diritto alla vita». Cosa che ha portato la Procura a ritenere che «il principio della dignità umana impone l’attribuzione a Fabiano Antoniani, e in conseguenza a tutti gli individui che si trovano nelle medesime condizioni, di un vero e proprio diritto al suicidio».

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