Golf e Bike Park in Bondone? Ambientalisti: «Idea da dementi»

di Franco Gottardi

«Ma perché dobbiamo proporre iniziative standardizzate e non possiamo invece distinguerci offrendo per il Bondone un approccio diverso, basato sul rispetto e la valorizzazione dell'ambiente?»

È una differenza di impostazione radicale quella che separa le associazioni ambientaliste, per l'occasione alleate anche con i cacciatori, e il consigliere delegato Dario Maestranzi. Parliamo del futuro del Monte Bondone: sul tavolo c'è l'ipotesi del campo da golf e del bike park.

Le sue spiegazioni non hanno incantato Lipu, Wwf, Pan-Eppaa, Italia Nostra, Legambiente e il Rettore della riserva Trento ovest.

Troppo grande la distanza tra chi propone di vivacizzare la montagna con percorsi per le biciclette, campi da golf, acropark e chi invece è convinto che già oggi il delicato equilibrio naturale delle Viote sia stato compromesso. «Maestranzi dice di aver fatto le sue proposte dopo aver sentito gli operatori del Bondone, ma è chiaro che a loro va bene qualsiasi cosa porti gente sulla montagna» fa notare il cacciatore Italo Failo.

«Cosa si vuole salvare al di là di qualche albergatore? Lì non c'è un villaggio e non c'è nulla da sostenere. Noi non siamo contro tutto, ma contro la demenza sì» rincara la dose Sergio Merz, presidente della Lipu.

In conferenza stampa gli ambientalisti mostrano una carrellata di diapositive per ricordare le eccellenze naturalistiche delle Viote: i 600 ettari di foresta demaniale, la riserva integrale delle Tre Cime, il biotopo. Zone che ospitano specie di interesse comunitario tra cui anche l'aquila reale e la sempre più rara coturnice, camosci, volpi e anche l'orso ormai in pianta stabile.

In un contesto del genere le idee per valorizzare l'area delle Viote sono molto distanti da quelle di Maestranzi. Una piccola apertura alla mountain bike c'è, ma solo su percorsi definiti evitando sentieri e foresta demaniale ed evitando freeride e downhill. «Impensabili bike park, golf, slittovie, fat bike e tutte le strane idee del Comune di Trento, da contrastare con tutti i mezzi legali» affermano.

Gli unici interventi tollerati sono quelli che favoriscono un turismo sostenibile valorizzando gli aspetti botanici, naturalistici e culturali, tipo cartelli informativi sulle norme comportamentali e un utilizzo delle caserme austroungariche per attività inerenti la ricerca, com'era una volta il Centro di ecologia alpina. E se proprio si vuole fare qualcosa si rimuovano le vecchie voliere abbandonate ripristinando la zona a prato e bosco. Eppoi si eviti di illuminare le piste o ampliare la zona per il fondo, che già sono stati fatti danni realizzando un parcheggio vicino al rifugio che rimane inutilizzato perché troppo lontano dalle piste. «Lo hanno fatto con assenso del Comune e del museo di scienze. Invece quando hanno chiuso il Cea nessuno ha detto niente» attacca Paolo Mayr, di Italia Nostra.

Adriano Pellegrini, di Pan-Eppaa, ricorda con rammarico l'abbandono della stazione forestale delle Viote, un presidio affidato nel 2009 alla sua associazione e alla Lipu ma poi non rinnovato. E invita il consigliere delegato a informarsi sulla «distruzione che comporta un campo da golf». Stefania Travaglia del Wwf è sorpresa che ancora si pensi a progetti del genere laddove si è sentito il bisogno di imporre vincoli e tutele.

Fernando Boso di Legambiente aggiungerebbe all'esistente anche un parco geologico, aspetto da valorizzare. L'unico punto di contatto con le idee di Maestranzi potrebbe essere la funivia che sale da Trento. «Se il Comune se la può permettere finanziariamente, perché no? Ridurrebbe il traffico. A patto però, sia chiaro, che poi per giustificarne l'esistenza non si faccia un grande parco giochi in altura».

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