«L'omosessualità è di fatto una malattia» E a Rovereto De Mari fa il tutto esaurito

La nota scrittrice e medico Silvana De Mari, recentemente balzata alle cronache per alcune sue affermazioni critiche nei confronti delle persone omosessuali, ha catturato la platea accorsa sabato sera all'Urban Center per la conferenza «Come sopravvivere al presente. Dal mondo del fantasy alla fragilità del mondo contemporaneo».

Accanto a lei il collega Paolo Gulisano, anche lui medico e autore di libri fantasy, che ha offerto ai presenti «una chiave di lettura sulla preoccupante situazione attuale, dominata dalla perdita di valori e di senso».

Promosso da Pro Vita, in collaborazione con Coordinamento famiglie trentine e associazione culturale «La Torre», l'incontro ha fatto il tutto esaurito. A presidiare l'esterno della sala, visto il clamore mediatico che stanno suscitando alcuni dei temi trattati e le tesi controverse, una pattuglia delle forze dell'ordine. Ma tutto è filato liscio, nonostante le forti prese di posizione della De Mari che, anche a Rovereto, si è espressa contro l'omosessualità sia dal punto di vista medico, segnalando i rischi sulla salute derivanti dall'attività sessuale omoerotica, che culturale.

«Viviamo in una dittatura delle minoranze in cui stiamo perdendo la nostra identità - afferma De Mari - L'omosessualità non esiste. La sessualità è solo quella tra uomo e donna, è il modo della biologia per creare le generazioni successive, il resto è erotismo. Io non ho nulla contro i gay, molti sono stati miei pazienti. Ma è mio dovere di medico segnalare i rischi, per questo non sopporto chi dice ai ragazzini che è bello e sano e promuove nelle scuole l'ideologia gender, dal momento che l'adolescenza è un periodo molto fragile e i giovani cercano disperatamente un'identità.

Tra gli 11 e i 13 anni molti sono attratti (ma per amicizia) dallo stesso sesso. Si sperimenta. Poi si sviluppa la sessualità. Che è una sola. Si sta insieme perché diversi e complementari. Il movimento Lgbt è il grimaldello per scardinare un'intera cultura e condannare la religione cristiana che sta per essere spazzata via da quello stesso Islam che perseguita gli omosessuali e punisce le adultere.

Culto e cultura hanno la stessa origine e quando di un popolo si è annientata la religione quel popolo, che non ha più una storia, si estingue. Ecco noi ci siamo estinguendo». E per concludere con la letteratura, da cui la serata era cominciata, i due relatori hanno spiegato come la fantasia non sia solo una fuga dalla realtà, ma un modo per capirla meglio e anche anticiparla. «Perché - concludono De Mari e Giulisano in un excursus storico tra miti letterari e utopie scientifiche - di fronte agli urgenti scenari attuali i libri ci insegnano a vivere, aiutandoci a spalancare gli occhi e sopravvivere al presente in maniera più consapevole, costruendo gli anticorpi per fronteggiare i virus dell'anima in una società che vorrebbe anestetizzare la nostra coscienza».

La posizione di De Mari è molto criticata. Nelle scorse settimane la dottoressa e scrittrice si era scagliata contro le pratiche sessuali dei gay. La risposta era arrivata a "breve giro di posta" da Vladimir Luxuria che ai microfoni di Radio 24 aveva spiegato che certe pratiche in realtà fanno bene alla prostata.

Il «De Mari» pensiero fa discutere dentro e fuori la comunità gay. Intanto a Trento si parla anche di «Fa'Afafine. Mi chiamo Alex e sono un dinosauro»: l'educazione all'affettività e alla scoperta dell'identità sessuale trattati con ironia e leggerezza nello spettacoplo della Compagnia CSS Udine, testo e Regia di  Giuliano Scarpinato, con Michele Degirolamo. Applauditissima l'ìnterpretazione di quest'ultimo. Lo spettacolo racconta di un ragazzo pieno di dubbi sulla propria sessualità. Si tratta di occasioni di riflessione per tanti adolescenti che rischiano di sentirsi additati ed emarginati a causa di atteggiamenti omofobici.             

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