I negozianti del centro di Trento insistono Allarme sicurezza e rischio degrado

di Nicola Maschio

Pareri contrastanti tra i negozianti del centro sull’ordine pubblico: chi afferma si tratti di un periodo passeggero e chi invece evidenzia una notevole escalation di episodi destinata.

Soluzioni? Dalle telecamere al maggior presidio nelle zone «calde» della città, un controllo volto al contenimento di situazioni illegali e che sono, a detta dei commercianti, sotto gli occhi di tutti, alla luce del sole.
Placata l’ira degli esercenti dopo la manifestazione di martedì sera e l’irruzione in consiglio comunale con rumorosa contestazione a sindaco e giunta, nella giornata di ieri in molti hanno espresso le loro opinioni in merito ad un tema senza dubbio delicato, ma divenuto sfortunatamente una parte costante della quotidianità.

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«Piazza Dante e via Roma sono tra le zone più pericolose - afferma Maddalena Tulanti del bar Oriola. - Questa situazione non è sicuramente un momento di passaggio, anzi sono sicura che col passare del tempo, se non si interviene prima, andrà solo a peggiorare. Fino a due anni fa chiudevo a mezzanotte ed andavo a prendere la macchina senza timore, ora invece non mi fido più. Molte persone non sono ciò che vogliono farci credere, non sono individui in difficoltà che vogliono un aiuto ma semplicemente sono qui per delinquere e non fanno nemmeno nulla per abbattere i pregiudizi. Furti e spaccate si sentivano nominare raramente fino a qualche tempo fa, ora invece non mi fido nemmeno a far girare da sola mia figlia in città. La prima cosa che farò dopo la ristrutturazione del mio locale sarà installare delle telecamere».

Concorda a malincuore anche Massimo Sonn, della piadineria «Angolo Tondo» a Torre Vanga: «Il degrado è veramente molto elevato. Parliamo di persone che svolgono le loro “attività” senza paura di essere visti, soprattutto la sera. Sanno che rischiano poco o nulla, la polizia interviene a periodi ma può fare poco o nulla. La soluzione sarebbe un presidio più costante. Al Sindaco non mi sento di rimproverare granché, mi dispiace perché si trova in una posizione scomoda tra crisi del lavoro e flusso di stranieri nella nostra città. Paradossalmente mi verrebbe da dire che bisognerebbe investire sulla costruzione di nuove prigioni, cosi almeno ci sarebbe la certezza della pena per coloro che vengono colti in flagranza».

«La zona della Portela purtroppo è diventata ingestibile - ammette la titolare del bar Excelsior in via Manci, Daniela Giupponi. - Vivo a Trento da diversi anni ma la situazione è decisamente peggiorata. Che siano stranieri o no, ho sempre paura ad interagire con queste persone. Dopo le rapine nella nostra zona mi sento più tranquilla avendo la telecamera, ma gli episodi di furti e vandalismi sono sempre dietro l’angolo. I politici dovrebbero frequentare di più la città per capire che alcune vie sono diventate invivibili. Ho paura a fare la strada da sola, i controlli sono pochi e l’insicurezza è alta».

Soprattutto nell’ultimo periodo, tra vandalismi e spaccate orientate al furto (per non parlare degli elevati danni per i proprietari delle attività) i commercianti ne hanno passate tante. Tuttavia, c’è chi ritiene che un approccio “aggressivo” come quello portato in consiglio comunale sia la soluzione sbagliata, mentre potrebbe essere risolutivo un incontro con le diverse parti coinvolte, quelle politiche e quelle commerciali. «I problemi si creano indubbiamente la sera, soprattutto al di fuori dell’estate quando diventa buio presto e nelle ore tarde non c’è quasi nessuno in giro - sottolinea Fabio Pretto, titolare dell’omonimo negozio in centro città. - Una soluzione potrebbe essere quella di un maggior controllo delle forze dell’ordine, ma il Comune può non avere le risorse e di conseguenza il problema rimane. Questo tema dovrebbe essere affrontato con il Sindaco, la polizia ed i cittadini, per trovare una soluzione comune».

Ma c’è anche chi, come Marilena Colleoni dell’Old Bar & Food, sostiene che la situazione non sia cosi drammatica: «Certamente ci sono stati degli episodi spiacevoli, ma non possiamo mettere guardie dappertutto. Ovvio che siamo tutti preoccupati per una situazione di incertezza, ma penso anche che in altre città sia molto peggio. Le telecamere possono essere un buon deterrente, ad esempio quando l’anno scorso hanno cercato di entrare nel nostro locale grazie alle riprese abbiamo individuato i responsabili. Occorre confrontarsi con il Comune e capire quale politica adottare verso queste persone, la soluzione migliore sarebbe tenere effettivamente in cella coloro che vengono arrestati per questi reati, senza rilasciarli cinque minuti dopo».


 

UNA DELEGAZIONE INCONTRA IL SINDACO

Dopo lo scontro verbale avvenuto nell’aula del consiglio comunale martedì sera un gruppo di una dozzina di commercianti ha incontrato il sindaco Alessandro Andreatta ieri pomeriggio, prima dell’inizio della seduta monotematica dedicata proprio ai temi della sicurezza e del degrado. In un clima molto più disteso e dialogante la delegazione di operatori ha evidenziato i problemi che gli affliggono, ben sapendo che quello principale, cioè la scarsa punibilità dei soggetti che compiono furti e spaccate notturne che anche se arrestati spesso sono di nuovo liberi dopo pochi giorni e tornano a delinquere. Un problema che finisce per demotivare anche le forze di polizia.

Per quanto di competenza del Comune i commercianti hanno chiesto al sindaco di attivarsi per un rispetto attento e rigido del regolamento di polizia urbana e di riferire al questore le cose che non vanno in città. In particolare sottolineano i problemi dello spaccio operato alla luce del sole, delle bottiglie rotte lasciate in giro, delle scritte sui muri. «Un incontro costruttivo e molto pacato» ha riferito il sindaco.

Non c’era ieri pomeriggio Franco Bruno, l’artigiano protagonista martedì sera in aula dell’acceso battibecco con la presidente Lucia Coppola. Bruno, che due anni fa aveva provato a candidarsi a sindaco ma non era riuscito a raccogliere un numero di firme sufficienti, torna però ad attaccare l’amministrazione minacciando nuove clamorose azioni di protesta se non si deciderà di «chiudere i giardini di piazza Dante con le catene».

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