Carriere all’Università Le donne «evaporano»

Ricerca al femminile: occupano solo l’11,8% delle poltrone. Il rettore Collini: «L’ateneo trentino di certo non brilla»

Si chiama «leaky pipeline» (il tubo che perde). È l’immagine usata per raccontare la progressiva perdita di talenti nel mondo della ricerca; talenti soprattutto femminili.

In ambito accademico infatti, vi è una graduale «evaporazione» della presenza di donne al crescere delle posizioni di carriera, dalla condizione di studente a professore di prima fascia.

Un andamento generale e registrato a livello nazionale, che mostra peraltro dati maggiormente squilibrati per l’ateneo trentino. Dinamica confermata dal progetto europeo triennale «Garcia», acronimo di «Gendering the Academy and Research: combating Career Instability and Asymmetries» - «Università e ricerca in ottica di genere: superare le asimmetrie e l’instabilità lavorativa», al quale hanno partecipato sette paesi europei, con il coordinamento dell’Università di Trento.

I risultati sono stati portati al convegno nazionale «Saperi di genere», ospitato dal Dipartimento di Sociologia di Trento. Si è trattato di indagare le differenze di genere ed intervenire a favore delle pari opportunità in ambito accademico, con particolare attenzione alle prime fasi della carriera perché «se fino al dottorato i percorsi sono piuttosto simili, dopo iniziano subito a vedersi le differenze, con gli uomini che hanno più successo delle donne», ha spiegato Annalisa Murgia, coordinatrice del progetto insieme a Barbara Poggio.

Attraverso l’indagine svolta tra docenti ed assegnisti di ricerca del Dipartimento di Sociologia e di Ingegneria e Scienze dell’Informazione, si è rilevato che per le donne, uno dei motivi principali di penalizzazione e di abbandono della carriera è la famiglia, percepita incompatibile con il lavoro di ricercatrice.

Dal punto di vista della composizione di genere dell’organico accademico, compreso l’organico tecnico-amministrativo, come sottolineato dallo stesso rettore Paolo Collini, «l’ateneo trentino di certo non brilla»: nel 2014 la quota di professoresse ordinarie era dell’11,8% rispetto alla media nazionale del 21,4%.

Con una serie di azioni strutturali il progetto Garcia è intervenuto sulle politiche interne dell’Università di Trento ed a livello locale, per favorire una maggiore inclusione di giovani ricercatori e ricercatrici non strutturati.

A partire da workshop e seminari rivolti agli assegnisti di ricerca per meglio prepararli a proseguire la loro carriera dentro e fuori i confini dell’accademia al termine del dottorato, fino ad incontri effettuati nei due Dipartimenti considerati per favorire una maggiore integrazione della prospettiva di genere nella ricerca e nella didattica. Inoltre, ha aggiunto Murgia, «Garcia ha collaborato nell’introdurre in provincia di Trento l’indennità di disoccupazione per gli assegnisti di ricerca attiva dall’anno scorso».

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