Dallapiccola su Sait e Latte Trento «Non solo questione di prezzo»

Oggi l'incontro per trovare un’intesa. Parla l'assessore provinciale all'agricoltura, turismo e promozione

di Domenico Sartori

Interpretazioni dello scontro che in questi giorni si consuma tra Sait e Latte Trento, che oggi si incontreranno per trovare un’intesa, l’assessore ad agricoltura, turismo e promozione non può e non vuole darne.

«Mi auguro chi si trovi un accordo» dice Michele Dallapiccola «non ho i dati, ma versioni contrastanti. Non so chi tra i due ha ragione. Di certo vedo grande preoccupazione da entrambe le parti, ed è molto positivo che Sait e Latte Trento si propongano per una soluzione che porti a rappresentare al massimo grado i prodotti trentini...».

Ma è quello che dice Sait, che vuole continuare a valorizzare i prodotti trentini. Semplicemente, la Tosella, anziché prenderla da Latte Trento, la prende dal caseificio del Primiero attraverso il Concast-Formaggio Trentini...
«Bene. Ne prendo atto. Ma non avendo sentito il Sait, non posso esprimermi».

Ha avuto invece contatti con Latte Trento?
«Sì, certo. Latte Trento spera cha la vicenda si risolva nel migliore dei modi».

Assessore, a suo dire si tratta solo di normali dinamiche di mercato?
«C’è qualcosa in più, che deve essere tenuto in considerazione dalla cooperazione trentina, sia quella che commercializza, leggasi Sait, sia quella che produce, leggasi Latte Trento o altri».

Cos’è questo «qualcosa in più»?
«Qualcosa che va al di là delle dinamiche di mercato e cioè semplicemente ed esclusivamente il prezzo. In gioco c’è la mutua e reciproca salvaguardia dell’economia trentina, del valore della cooperazione».

Lei ha compreso che la riduzione parziale degli acquisti di parte dei prodotti, è così determinante per Latte Trento?
«Non so rispondere, perché - ripeto - non ho visto i dati e non ho seguito la trattativa».

C’è, appena presentata, una interrogazione della Lega Nord, di Maurizio Fugatti. Chiede di nuovo perché nei supermercati trentini lo yogurt altoatesino sostituisce quello trentino.
«A Fugatti si risponde dicendo che queste sono dinamiche di natura commerciale. Noi, come Provincia, non entriamo nel merito dei singoli prodotti, né diamo indirizzi su dove spostare la produzione, su cosa deve produrre Latte Trento e cosa deve commercializzare il Sait. Tuttavia, al consigliere Fugatti è stato da tempo risposto che la produzione di yogurt da parte delle latterie trentine, Latte Trento e Concast, non è il loro core business, né le latterie trentine hanno l’attrezzatura per produrlo».

L’accordo con la Trentina Latte di Roveré della Luna è stato ampliato?
«Lo yogurt prodotto in Trentino viene dalla Trentina Latte in conto lavorazione. Il potenziamento dipende dalle richieste di mercato».

La Provincia ha messo in campo quest’anno nuove risorse per la promozione del marchio Qualità Trentino e in particolare per il settore zootecnico. Ci sono stati risultati misurabili?
«Sì. C’è grande soddisfazione, che parte da un coinvolgimento molto lontano, dai contatti nazionali e internazionali sviluppati con l’Expo 2015, e poi dalle azioni le inziative specifiche dello scorsa estate, come Latte in festa. Abbiamo riprogrammato il sistema promozionale, con un vero e proprio ufficio presso Trentino Marketing, e potenziato il sistema dei contributi settoriali alla promozione presso il dipartimento turismo. I risultati, dopo la peggiore primavera degli ultimi anni, primo effetto dell’abolizione delle quote latte, si vedranno a bilancio. Risultati, in termini di remunerazione ai soci, ancora ufficiosi, ma più che dignitosi».

Anche per Latte Trento?
«Sì, proprio a quelli mi riferisco».

Secondo lei, dietro questa vicenda, c’è anche un problema di rapporti tra produttori, tra Latte Trento e Concast, che avevano sancito la pace in primavera?
«No. Ho pranzato con i presidenti delle due cooperative prima di Natale. Tra loro ci sono momenti di collaborazione. Stanno aprendo la produzione di nuove referenze insieme, cioè nuovi prodotti lattiero-caseari. Non è qui il problema».

Lei ha comuque pubblicamente condannato la scelta del Sait?
«Un gentlement agreement vorrebbe che si comunicasse e ragionasse insieme, e soprattutto, non si parlasse solo di licenziamenti, ma di tutto quello che - ne sono convinto - verrà fatto: un piano sui prodotti, per migliorare i costi, per affrontare la diaspora delle cooperative... Un piano complessivo del Sait che la Provincia non conosce».

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