Rifiuti trentini a Bolzano «Costa meno e si coopera»

L’assessore provinciale Gilmozzi difende la scelta del conferimento del residuo a Bolzano e respinge le critiche dell’impresa cooperativa Ecoopera che, con Sogap, aveva presentato un progetto di impianto per Ischia Podetti. Cescato: «C'erano già dei pre-accordi»

di Domenico Sartori

L’inceneritore regionale non piace ai vertici dell’azienda trentina Ecoopera. La scelta di conferire 15-20 mila tonnellate di rifiuto residuo a Bolzano fa mettere nel cassetto il progetto dell’impresa cooperativa e Sogap che alla Provincia di Trento, fin dal settembre 2015, avevano proposto la realizzazione di un impianto ad Ischia Podetti, in grado di trattare l’intera frazione residua del Trentino, pari a 50 mila tonnellate all’anno.

Renzo Cescato, presidente di Ecoopera dice: «Nessuno ci ha detto nulla, l’abbiamo letto sull’Adige. Fino a venti giorni fa, l’assessore Mauro Gilmozzi ci diceva che la pratica era ancora aperta. Attendiamo comunicazioni ufficiali».

«L’investimento sarebbe stato di 7-8 milioni di euro, tra capannone e macchinari, avremmo creato 25-30 posti di lavoro. C’erano già dei pre-accordi per vendere il Css-combustile prodotto ad alcuni cementifici e alti forni in Italia e all’estero. Il Css ha mercato, è alternativo al carbone e al gasolio».

All’inizio, spiega Cescato, alla Provincia è stata proposta una tariffa di 125 euro (contro i 160 previsti dal 2017 per il conferimento in discarica), «importo poi ridotto per renderlo competitivo. In dodici anni avremmo ammortizzato l’impianto, poi capannone e impianto sarebbe passati alla Provincia».

Come avreste finanziato il progetto? «Nessun problema: con mezzi propri di Ecoopera e di Sogap» risponde Cescato.

«Abbiamo scelto tra le due opzioni» dice l’assessore Mauro Gilmozzi «quella migliore da diversi punti di vista: conferire il residuo a Bolzano evita ulteriore occupazione di suolo, ed è più vantaggioso anche per i trasporti».

Anche dal punto di vista economico? «Sì, certamente. E poi c’è il dato della cooperazione strategica con Bolzano, che conferisce l’umido a Cadino. Dopo i primi cinque anni, sarà fatta una verifica puntuale sui risultati raggiunti, sugli aspetti positivi e negativi, indagando difetti, aspetti ambientali, qualità del rifiuto, tutto, basandoci su dati tecnici, nell’interesse di entrambe le parti».

Se 15-20 mila tonnellate di rifiuto residuo finiranno da gennaio a Bolzano, ne resteranno da smaltire 30-35 mila. Come intende procedere la Provincia? «Lavoriamo su due fronti - risponde Gilmozzi - Il primo è quello dei pannolini. Ad Ecomondo, a Rimini, abbiamo di recente riaperto il canale di dialogo con Fater».

Fater è la ditta che era intenzionata ad aprire un impianto per il riciclo di pannolini e assorbenti nella zona industriale di Lavis: progetto annunciato e poi congelato anche per problemi normativi.

«La collaborazione con la Fater può ripartire» dice Gilmozzi «l’ipotesi è di trattare 10-12 mila tonnellate di pannolini». Quando potrebbe essere realizzato l’eventuale impianto di trattamento? «È presto per dirlo, ci stiamo lavorando». Il secondo fronte è quello della «materia prima secondaria».

È la sostanza che risulta al termine di una operazione di recupero del rifiuto, che può quindi cessare di essere considerato tale, sottraendolo alla relativa disciplina. «Nell’impianto di Rovereto c’è già un impianto per la sovravagliatura che ne produce circa 15 mila tonnellate - spiega l’assessore - è un prodotto che possiamo mettere sul mercato pagando 80-90 euro a tonnellata, un prezzo più conveniente del conferimento in discarica».

Alla fine, resterebbero circa 5 mila tonnellate annue di residuo da smaltire. «Un volume così basso che possiamo conferirlo in discarica, facendola durare 50 anni» dice Gilmozzi. Con le 50 mila tonnellate di residuo all’anno, l’autosufficienza trentina, attraverso la discarica, sarebbe solo di sette anni. 

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