Agente di polizia sparò al minorenne: parte la querela

Un'auto che non si ferma allo stop, lo speronamento di una pattuglia della polizia locale, l'incidente e quattro ragazzini che dal mezzo ribaltato (un Fiat Qubo che poi risulterà rubato) tentano la fuga. Ed uno dei giovanissimi complici, un 17enne, che viene raggiunto da un colpo al gluteo: il proiettile parte dalla pistola in dotazione ad un vigile. Per l'episodio accaduto sul monte Bondone nella notte fra il 2 ed il 3 luglio scorsi, l'avvocato Giuseppe Benanti, legale di fiducia del minorenne ferito, ha presentato querela contro ignoti per lesioni dolose. 

Si tratta del primo passo per l'apertura di un'inchiesta da parte della procura ordinaria, mentre la procura dei minorenni sta lavorando sull'altro versante dell'episodio, sulla segnalazione dei quattro giovani presentata dalla polizia locale. Gli amici - che hanno fra i 16 ed i 17 anni e provengono da Brasile, Pakistan, Marocco - sono accusati di furto d'auto in concorso, reato che per il giovane ferito si aggiunge alla resistenza a pubblico ufficiale, perché trovandosi al volante della macchina ha saltato il posto di controllo. 

I fatti, secondo quanto il diciassettenne ha raccontato all'avvocato, sarebbero avvenuti in modo diverso da quanto sostenuto dalla polizia locale. I colpi di pistola, secondo le testimonianze raccolte, sarebbero stati quattro: uno ha centrato il giovane in fuga. Il ragazzo, colpito al gluteo, aveva passato la notte nel bosco e solo verso mezzogiorno era tornato a casa, aveva tentato di curarsi da solo la ferita (la pallottola era fuoriuscita) raccontando alla madre una bugia. Ma la donna, che aveva ricevuto qualche ora prima la visita degli agenti che stavano cercando il ragazzo, intuendo che il figlio era finito nei guai ha chiamato lei stessa i vigili per segnalare la sua presenza in casa. Dopo l'identificazione il diciassettenne - che proviene da una famiglia ben integrata in città - è stato medicato al pronto soccorso e dimesso con prognosi di guarigione di venti giorni. 

All'indomani dell'episodio, in una nota del Comune di Trento si evidenziava che l'agente aveva sparato un colpo di avvertimento verso il basso, ferendo accidentalmente il ragazzo in fuga. Nella relazione dei vigili era specificato che l'inseguimento, partito da località Montevideo, era avvenuto al limite del bosco, in una «zona priva di illuminazione». Come emerge dalla ricostruzione dei fatti contenuta nella relazione, la persona in fuga prima di entrare nel bosco si sarebbe girata ed in quell'istante il poliziotto si sarebbe accorto di «un oggetto non facilmente riconoscibile» nelle mani dello sconosciuto: una minaccia a cui l'agente aveva reagito, estraendo la pistola e sparando.

Il diciassettenne ha invece negato di aver avuto un oggetto in mano, mentre ricorda l'arma puntata contro di lui. Quando l'auto si è ribaltata, tre dei quattro giovani a bordo erano riusciti a scappar fuori dall'abitacolo. Il ragazzo che era al volante ricorda di essersi sistemato i pantaloni (che gli stavano cadendo) prima di iniziare la corsa verso il bosco. L'agente era davanti a lui e il diciassettenne lo ha schivato con una finta. «Aveva in mano una pistola, ha cercato di afferrarmi, ma sono riuscito a scappare. La zona era illuminata in quel punto» ha raccontato il giovane, specificando che il vigile gli era proprio davanti, arma in pugno: l'agente non si sarebbe reso conto di trovarsi davanti ad una banda di giovanissimi e, anziché alzare la canna in aria per un colpo avvertimento, avrebbe mirato al terreno e ferito il ragazzo in fuga. Non uno sparo solo: sarebbero almeno tre quelli sentiti dai testimoni.

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