La stufa dei pulcini ricarica il telefono

Autosviluppo: calore e freddo danno energia. Un altro colpo di genio di Gianni Gecele

di Domenico Sartori

Forse in cuor suo ci pensava fin da allora, da quel 4 dicembre 2014 quando in Sala Nervi, in Vaticano, presentò la già famosa «stufa dei pulcini» a Papa Francesco, che lo accolse con un sorriso. Anzi, è certo che già rimuginasse i possibili sviluppi. Perché il maestro artigiano Gianni Gecele è fatto così: irresistibilmente vulcanico. Inarrestabile. Eccoli, questi sviluppi, messi in mostra al Festival dell'etnografia del Trentino in corso al Museo degli usi e costumi di San Michele all'Adige: un cavetto usb che dalla stufa accesa alimenta lo smartphone. Calore e freddo che producono energia. Fiamme che danno watt e speranza.

Quel genio del Gianni ha colpito ancora. La «cucina» innovativa è un successo mondiale. Perché è tecnologicamente povera. Perché chiunque è in grado di autocostruirsela. Perché svolge una pluralità di funzioni: riscalda la capanna di migliaia di famiglie della zona rurale di Nyahururu, attorno al monte Kenya, altipiano a 2.300 metri; fa risparmiare un sacco di legna rispetto alla «cucina» tradizionale, cioè ai quattro sassi per terra con sopra la padella; fa da incubatrice ai pulcini. Uno strumento di autosviluppo locale premiato, nell'ottobre 2014, con il Green Innovation Award e riconosciuto dalle Nazioni Unite (Agenzia Unwomens) per il contributo che dà nel migliorare le condizioni di vita delle donne (sono loro che macinano chilometri per recuperare la legna per riscaldarsi e cucinare).

Un successo clamoroso, oltre che un riconoscimento della valenza del progetto «Tree is life» (l'albero è vita) della Fondazione Fontana e di Ipsia del Trentino, l'associazione internazione che fa capo alle Acli, presieduta da Fabio Pipinato . Un progetto di riforestazione in Kenya. 

Un successo amplificato dall'Expo di Milano dove la stufa è stata presentata al mondo. Il risultato? Oltre seimila stufe autocostruite e certificate da «Tree is life» in poco tempo. Minor consumo di legna, minor fatica per le donne, meno fumo nelle capanne. E carne, proteine. Perché la stufa realizzata in «malta-in-paglia» su una semplice struttura in legno, con un paio di vasi di materiale refrattario, di cui tutta la Rift Valley è ricca, in cui bruciare la legna, alla base ha uno spazio-incubatore dove nascono i pulcini: carne bianca e sana per l'alimentazione e per la vendita, cioè introiti. All'Expo la stufa è stata notata da alcuni rappresentanti della chiesa valdese, che hanno chiesto l'autorizzazione a diffonderla. E ci mancherebbe! Volutamente, non c'è alcun copyright. Risultato: hanno cominciato a utilizzarla anche in Malawi, sempre lungo la Rift Valley. E da lì è arrivata una foto: stufa, bollitore, e alcuni fili elettrici. Il tentativo di ricavarne energia.

«Troppo pericoloso, quel sistema» ha commentato Gecele. Che s'è messo al lavoro. Mesi di studi e tentativi. Ed ecco l'esito: quel cavetto usb che dalla stufa permette di ricaricare il cellulare. Com'è possibile? «Ho scoperto che il modo migliore è utilizzare la cella di Peltier, un dispositivo in rame con due superfici, una assorbe il calore mentre l'altra lo emette. In pratica, la cella "sente" il caldo da un lato e il freddo dall'altro. Sfrutta il gradiente termico, come una piccola pompa di calore, si "eccita" e produce corrente elettrica». Quanta corrente? «Cinque watt, la stessa quantità prodotta quando si ricarica il telefonino in auto». Calore. Pulcini. Carne. Reddito. E ora pure energia elettrica. Bingo! «Mica sono un genio, ho solo sfruttato tecnologie esistenti. Il primo passo è fatto. Adesso, va ridotto il tutto all'essenziale.

La cella di Pieltier costa una decina di euro: poco rispetto ad un pannello fotovoltaico. Ma è ancora tanto per quelle popolazioni. Ci sto lavorando». L'inarrestabile Gianni colpirà ancora.

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