Raid vandalico al distributore: pompe tagliate all'Eni di via Maccani

I vandali in azione: guarda il video

Doppio raid vandalico nella notte a Trento: nel mirino due stazioni di servizio Eni, quella di via Maccani e quella di via del Ponte a Ravina, le cui pompe sono state danneggiate a colpi di cesoia: a decine gli erogatori messi fuori uso, con i tubi in gomma che sono stati tagliati di netto. Un attacco della medesima matrice è stato messo a segno nelle stesse ore anche a Sant'Ilario di Rovereto, sempre ai danni di un distributore Eni. Sconosciuti gli autori del raid, anche se le scritte lasciate con lo spray sulle serrande della cassa e del piccolo punto vendita di accessori presente all'interno della stazione di servizio di Ravina lasciano pensare alla pista anarchica: «Via l'Eni dalla Libia, no guerre e frontiere».

Non appare poi casuale nemmeno la data scelta per il raid, alla vigilia del referendum sulle trivellazioni in mare per l'estrazione di petrolio che si terrà quest'oggi. L'allarme è stato dato nel cuore della notte, nel caso del distributore di via Maccani: a contattare le forze dell'ordine, una guardia giurata che con la sua auto di servizio stava effettuando il proprio giro di controlli nella zona nord del capoluogo ed alle 4.30 si è fermata sotto la tettoia della stazione di servizio. Sul posto sono intervenuti i carabinieri del radiomobile di Trento, che hanno effettuato tutti i rilievi: nelle prossime ore saranno anche raccolti i filmati dell'impianto di videosorveglianza di cui è dotata la stazione di servizio anche se è pressoché certo che gli autori del danneggiamento abbiano agito a volto coperto.

Qualche ora più tardi, l'allarme a Ravina: in questo caso - era l'alba - sono stati gli agenti della polizia del capoluogo ad intervenire, su segnalazione di un utente del distributore, con i poliziotti che hanno poi allertato il proprietario della stazione di servizio, Alex Boller. «Fortunatamente siamo riusciti a contattare una ditta specializzata che già dalla mattinata ha iniziato i lavori per sostituire gli erogatori danneggiati. Il disagio c'è stato, perché abbiamo duvuto tenere chiuso praticamente tutto il giorno. Del resto, con tutti e ventidue gli erogatori fuori uso non c'erano alternative», ha spiegato.

Sempre Boller, sul proprio profilo Facebook, ha commentato l'accaduto con amara ironia: «...eh, la lotta per i diritti è dura, sfiancante. Ti tocca alzarti in piena notte, recarti sul posto e, con fatica, recidere il duro tubo di tutti gli erogatori di un distributore. Maledetti tubi che non vogliono saperne di cedere, tra l'altro. E poi la scomodità di cappuccio e bavaglio che ti coprono la vista? Non sono cose da poco. Cari teppisti mascherati da combattenti in favore di un mondo più giusto ed equo, le battaglie si fanno a viso scoperto. Adesso andate a nanna, è stata una dura notte di lavoro, la vostra...»

Sull'episodio sta ora indagando anche la Digos, che ha acquisito i filmati dell'impianto di videosorveglianza della stazione di servizio di Ravina che hanno immortalato un ragazzo ed una ragazza a volto coperto. Sull'episodio di via Maccani è intervenuto, poi, anche il consigliere provinciale della Civica Claudio Cia: «Ora neppure le telecamere di sorveglianza sono più un deterrente. Trento non è più un'isola felice, la gente ha paura».

Sul duplice episodio è intervenuto anche Claudio Cia, che ha segnalato l'epidodio sul suo sito web: «Ora neppure le telecamere di sorveglianza sono più un deterrente per chi vuole dedicarsi ad azioni criminali. Trento non è più quell’isola felice dove ti sentivi ascoltato e protetto da una politica responsabile. Oggi questa città è vissuta da gente che ha paura, che ha dovuto affidare la propria sicurezza al “fai da te”: alle ronde,  alle telecamere, agli impianti d’allarme, agli infissi antisfondamento, alle inferiate sulle finestra…E’ una città rassegnata ai proclami e prigioniera di una politica languida, capace solo di minimizzare e di negare l’evidenza costringendoci ad una permanente ed intollerabile incertezza; il non sapere cosa verrà dopo. È un’incertezza che assomiglia ad una margherita i cui petali non si finiscono mai di sfogliare»

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