Imputato per estorsione transessuale viene assolto

Era stato accusato da due prostitute di pretendere il pizzo

Si è concluso con un’assoluzione il processo che vedeva un transessuale trentino accusato di avere estorto denaro a due prostitute, pretendendo una percentuale sugli affari. Il 50enne, assistito dall’avvocato Marco Vernillo, aveva sempre respinto l’accusa, ribadendo di non avere mai preteso un euro da chi esercitava il mestiere più antico del mondo nella sua stessa zona. 
 
I fatti oggetto del procedimento penale si riferivano al periodo tra l’agosto 2013 e il febbraio 2014. Secondo quanto riportato nel capo di imputazione il transessuale avrebbe costretto le due vittime, entrambe prostitute, a consegnare dieci euro per ciascuna prestazione sessuale.
 
Insomma, avrebbe preteso una sorta di pizzo sull’attività a luci rosse svolta dalle altre ragazze nella zona di via Sanseverino, a quanto pare da sempre di sua «competenza».  E la richiesta di denaro sarebbe, avevano denunciato le vittime, era stata rafforzata anche dalla minaccia di ricorrere alla violenza. Secondo l’accusa, se le donne non avessero assecondato le sue pretese economiche, l’imputato si sarebbe detto pronto ad allontanarle dalla zona dove erano solite prostituirsi «con la forza e picchiandole». Una versione, come detto, che la difesa aveva sempre respinto con forza, mettendo peraltro in luce che, proprio una delle presunte vittime, aveva offerto ospitalità al transessuale, che dunque non veniva certo percepito come una minaccia.
 
Ieri mattina il processo davanti al giudice Greta Mancini si è dunque concluso con un’assoluzione perché il fatto non sussiste. Tra un mese saranno depositate le motivazioni della sentenza.

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