Botte e insulti ai genitori, 19enne condannato per maltrattamenti

Aggressivo per comprare droga: «Se non fossi mia madre ti ucciderei»

È stato un anno d’inferno per una famiglia trentina di un sobborgo della città. Un anno che, speriamo, possa essere considerato “archiviato” con la condanna del figlio, ora 19enne, per maltrattamenti nei confronti di padre, madre e sorella (un 1 anno e 8 mesi di reclusione con il beneficio della sospensione condizionale), e il ritorno del giovane in famiglia. L’imputato ha dunque la possibilità di un nuovo inizio con i genitori che, nonostante tutto, sono pronti ad accoglierlo.

I fatti, assai pesanti, non erano contestati. È pacifico che il ragazzo, quando aveva appena 18 anni, abbia ripetutamente malmenato  e insultato i genitori e la sorella. La difesa, sostenuta dagli avvocati Andrea Stefenelli e Andrea de Bertolini, puntava a contenere la pena e creare le condizioni per un ritorno dell’imputato in famiglia. In aula i legali infatti hanno spiegato che gli atteggiamenti aggressivi del ragazzo erano dovuti ad un mix, esplosivo, di due situazioni delicate: l’utilizzo intensivo di sostanze stupefacenti  (droghe leggere, ma non solo) e un problema di natura comportamentale. Problematiche che, congiunte, hanno portato ad azioni violente contro le persone che più erano vicine al giovane, cioè i suoi familiari.

Le contestazioni elencate nel capo di imputazione, che ricalca le querele presentate dai genitori ormai esasperati (i quali, tuttavia, poi non si sono costituiti parte civile) tracciano un quadro molto pesante. In Tribunale sono stati uniti due diversi procedimenti per maltrattamenti relativi a fatti accaduti in tempi diversi. Nel primo fascicolo si contestava all’imputato di aver aggredito la madre urlandole in faccia «ladra, dammi la marijuana», spingendo la povera donna giù dalle scale, colpendola con un ferro da stiro dicendo «se non fossi mia mamma ti ucciderei». Il giovane affrontava in modo altrettanto violento anche la sorella, intervenuta in difesa della madre, che riceveva calci e pugni. Il ragazzo se la prendeva anche con la porta della cucina che veniva distrutta. Inoltre l’imputato «pretendeva in continuazione somme di denaro per acquistare sostanza stupefacente» e «danneggiava in diversi casi oggetti ed arredi di casa per l’irritazione dovuta alle pretese manchevolezze nell’essere servito nelle esigenze domestiche e per ottenere somme di denaro». In un’occasione il giovane avrebbe picchiato anche la zia paterna.

C’era poi un secondo procedimento per fatti accaduti tra l’ottobre 2014 e l’agosto 2015. Tra gli episodi citati: «Dava un pungo violento al padre sulla schiena a causa del rifiuto di questi di consegnare la somma di 20 euro» e ingiuriava il genitore dicendo «stronzo bastardo, la prossima volta ti spacco il collo, ti ficco il coltello nella gola». In un’occasione scardinava la porta della cucina e danneggiava i mobili e, ancora una volta, colpiva la madre e la sorella. Sorella che, nonostante tutto, poi ha accettato di accogliere il fratello agli arresti domiciliari. Misura che da ieri è venuta meno.

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