Gli Schützen: raccolta fondi per Mario Caldonazzi

di Lorenzo Basso

«Come tirolesi, abbiamo l’obbligo di aiutare un nostro amico e compagno, che si è addossato la colpa dell’esplosione di un mortaretto ad una manifestazione pubblica di grande importanza per gli Schützen di tutto il Tirolo, evitando che possa perdere la casa».

Con queste parole, diffuse attraverso video sui più frequentati social-network della rete, Paolo Primon, comandante della compagnia di cappelli piumati di Trento, ha dato inizio alla campagna di raccolta fondi a sostegno di Mario Caldonazzi, dopo che quest’ultimo è stato condannato a risarcire due persone rimaste ferite, nel giugno 2010, dallo scoppio di un fuoco di artificio durante la festa del Sacro Cuore di Gesù. L’appello, presentato in conferenza stampa poco prima di essere divulgato online, è sostenuto anche da Meihrad Berger, esponente degli indipedentisti bolzanini della Südtiroler Heimatbund. L’obbiettivo della raccolta fondi è quello di coprire almeno una parte della somma che Caldonazzi, all’epoca dei fatti comandante della compagnia degli Schützen di Civezzano, è chiamato a pagare ad indennizzo dei due trentini feriti dall’esplosione.

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«Nei giorni scorsi - ci ha spiegato Primon, nella nuova sede della compagnia degli Schützen cittadini - sono andato a trovare Caldonazzi, per farmi spiegare come sono andati davvero gli eventi e per capire cosa si poteva fare per aiutarlo. Mi sono presentato a casa sua, senza averlo mai visto prima, e mi sono fatto raccontare la sua versione di quanto accaduto. Alla fine mi sono convinto a intervenire, e mi auguro che tutta la popolazione del Tirolo si attivi per appoggiare questa iniziativa».

La vicenda giudiziaria di Caldonazzi ha inizio il 13 giugno di sei anni fa, quando lo scoppio di un fuoco artificiale, inspiegabilmente finito tra la folla, ferì l’ex consigliere comunale Fabio Armellini e il caposquadra dei vigili del fuoco di Civezzano Martino Ciola. Indagato come responsabile del fatto per aver materialmente acceso il petardo, l’allora comandante degli Schützen della collina di Trento, che inizialmente si addossò la responsabilità, per poi ritrattare e fornire i nomi di altre due persone, fu dichiarato colpevole in sede penale nel 2013, in via non definitiva.

Al contempo, Armellini e Ciola, costituitisi parte civile, hanno presentato, attraverso i rispettivi legali, richiesta di risarcimento per il danno subito. La scorsa settimana, il giudice Adriana De Tommaso ha quindi stabilito un risarcimento di 67.587 euro a favore del pompiere, più una somma ancora da definirsi per Armellini, che chiede 36mila euro. A ciò, si aggiunge il saldo delle spese legali sostenute dai due feriti per una somma di circa 50mila euro.
«Non possiamo restare indifferenti - ha concluso Primon - di fronte ad un compagno che rischia di finire sulla strada».

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