Colletta per curare Rebecca con la protonterapia

Ieri ha affrontato la prima seduta al centro di protonterapia. Social network per lei provvidenziali

di Patrizia Todesco

Una bambina di appena tre anni. Un tumore cerebrale che non risponde alla chemioterapia. Una Regione, il Piemonte, che inizialmente dice no alla cura coi protoni a Trento. Una pediatra che su Facebook lancia un appello per raccogliere fondi e che mette in moto un tale movimento che alla fine, anche la Regione, è costretta a cambiare idea e a trovare il modo per aiutare la famiglia.

Ieri Rebecca, così si chiama la bambina, ha effettuato il suo primo trattamento coi protoni al centro di Trento.

La cura nel complesso costerà 38 mila euro, ma grazie alla pediatra della piccola che aveva lanciato un appello, 27 mila sono stati già raccolti e comunque la Regione ha deciso di mettere mano al portafoglio.

Il messaggio della pediatra, rilanciato da molti quotidiani nazionali e social network, era stato davvero accorato: «Vi scrivo per parlarvi di una mia piccola dolcissima paziente, Rebecca, alla quale ad agosto dello scorso anno è stato diagnosticato un tumore cerebrale in fossa cranica posteriore. A causa dell’estensione, della profondità e della localizzazione vicino a centri di regolazione di importanti funzioni vitali, qualsiasi intervento atto ad eradicarlo è stato gravato e limitato dal pericolo di vita e di complicanze importanti, anche permanenti».

Due interventi chirurgici e diversi cicli di chemioterapia sono risultati non risolutivi. Da qui il pensiero di andare a Trento.

«L’unico centro pediatrico di protonterapia è a Trento e la terapia è molto costosa e non rimborsata dalla Regione Piemonte, a causa di carenza di risorse, nonostante la maggior parte delle altre regioni italiane se ne facciano carico». Poi un conto corrente e la richiesta di aiutare la famiglia. All’appello hanno risposte tantissime famiglie ma anche l’assessore regionale piemontese.

«Al momento la protonterapia non è prestazione indicata tra i Livelli Essenziali di Assistenza e non può rimborsare la spesa ai pazienti che si sottopongono a tale terapia in strutture di altre Regioni - aveva spiegato l’assessore regionale Antonio Saitta -. Tuttavia, in attesa dell’approvazione dei nuovi Lea, l’assessorato alla Sanità ha deciso di anticipare i fondi necessari per garantire a Rebecca la cura di cui necessita».

Una decisione sollecitata anche dai tanti che, attraverso i social network, si sono fatti avanti per chiedere aiuto per Rebecca.

«In realtà le Regioni sottoposte ai piani di rientro non possono erogare prestazioni aggiuntive  perché questo violerebbe il principio del contenimento della spesa pubblica. Ciò detto - ha affermato Saitta - i tecnici dell’assessorato, a fronte dell’eccezionalità del caso di Rebecca, stanno lavorando per trovare soluzioni alternative».

Non essendo la protonterapia una prestazione compresa tra i Livelli Essenziali di Assistenza (Lea), è una sentenza della Corte Costituzionale a stabilire che le Regioni sottoposte ai Piani di Rientro non possono erogare prestazioni aggiuntive rispetto ai Lea perché questo violerebbe il principio del contenimento della spesa pubblica. Per questo la Regione Piemonte non ha inizialmente autorizzato le cure per Rebecca. Ma in questo caso le ragioni del cuore hanno superato quelle amministrative.

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