Spariscono i gioielli in casa Imputato l'amico del figlio

Nei guai un ventenne trentino

Le visite tra amici sono un fatto normale e piacevole. Succede di fermarsi a pranzo o di fare quattro chiacchiere insieme il pomeriggio e proprio per il rapporto di stima e fiducia reciproca non ci si preoccupa di certo di controllare quello che un ospite fa in casa. Ma in questo caso l’amico avrebbe approfittato della situazione per fare sparire i gioielli di famiglia: monili per un valore di circa 10 mila euro. A processo, con l’accusa di furto in abitazione, è finito un ventenne trentino: la difesa ha fatto istanza di patteggiamento e l’udienza è stata rinviata.

La famiglia derubata - marito e moglie, genitori dell’amico dell’imputato - si è costituita parte civile attraverso l’avvocato Salvatore Frattallone, in collegio difensivo con l’avvocato Michela Grazia Biasion, chiedendo un risarcimento di 20 mila euro (5000 euro per ciascuna parte offesa e 10mila per i danni materiali). I fatti oggetto del procedimento sono successi in città tra il febbraio e l’aprile del 2012 e il procedimento prende le mosse dalla denuncia sporta dal padre dell’amico dell’imputato.

Secondo quanto ricostruito dell’accusa, in più occasioni, approfittando del rapporto con il figlio, l’imputato avrebbe preso monili e gioielli. Alla fine il bottino sparito è stato di ben 10mila euro. Oggetti preziosi, dunque, ma soprattutto monili legati a particolari ricorrenze e, dunque, di grande valore affettivo. Le indagini avviate dalla polizia dopo la denuncia hanno portato al giovane. Alcuni gioielli, infatti, sarebbero stati rivenduti presso alcuni «compro oro», monili poi riconosciuti dalla proprietaria.

Proprio alla luce di quanto emerso dalle indagini il ventenne è finito davanti al giudice, ma il processo di ieri arriva dopo una battaglia in Cassazione. Il 28 maggio 2013, infatti, il giudice Claudia Miori aveva prosciolto il ventenne per un difetto di querela (a sporgere denuncia era stato il marito della donna, proprietaria dei gioielli spariti). Una sentenza impugnata dalla procura. La vicenda è dunque approdata sul tavolo dei giudici della corte d’Appello di Trento che, accogliendo la richiesta della parte civile, hanno convertito l’appello in ricorso per Cassazione.

La palla è dunque passata ai magistrati della capitale, che il 17 marzo 2015 hanno accolto il ricorso, annullato la sentenza di proscioglimento e trasmesso gli atti alla procura. In particolare, i giudici della Suprema corte, proprio rispetto al presunto difetto di querela rilevato in primo grado, hanno ribadito che anche il possessore del bene è titolato a sporgere querela, poiché esiste una autonoma relazione di fatto con la cosa, anche in assenza del titolo giuridico. Il giovane è stato dunque raggiunto dal decreto di citazione in giudizio e ieri mattina si è aperto il processo a suo carico. L’imputato, come detto, ha presentato istanza di patteggiamento al giudice Enrico Borrelli.

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