Sanifonds, polemica sulle «non adesioni»

di Matteo Lunelli

Solitamente, per quanto riguarda associazioni, gruppi sportivi, fan club eccetera, una persona è tenuta a comunicare la propria adesione. Insomma, se vuole, si iscrive: legge, si informa, chiede, paga e entra a far parte di un determinato gruppo, fondo, ente, assicurazione. Per quanto riguarda Sanifonds, invece, il processo va al contrario: una persona deve comunicare la propria non adesione, deve informare che non intende iscriversi. Entro l’11 gennaio. Altrimenti tutto va in automatico e i 128 euro «pubblici» vengono versati nella cassa.

Il fondo sanitario integrativo Sanifonds coinvolge tutti i dipendenti pubblici della Provincia autonoma di Trento: migliaia di persone, da funzionari a infermieri, che pagano 128 euro per poter poi accedere a una serie di rimborsi per spese mediche, per un tetto massimo di 200 euro all’anno. In totale in cassa ci saranno 5 milioni e 250 mila euro.  Alcune sigle sindacali non hanno firmato l’accordo (Nursing Up, Fenalt e Uil comparto sanità), e a pochi giorni dalla scadenza dei termini per iscriversi, anzi per non iscriversi, la polemica sta crescendo. Prima di tutto c’è una questione di comunicazione: l’Apss, ad esempio, ha informato i propri dipendenti con una riga all’interno delle proprie Fast News. E, a quanto pare, molti altri dipendenti pubblici non sono stati informati di nulla.

«Gran parte dei problemi di questi giorni nascono proprio dall’Apss e da quel titolo («Sanifonds, entro l’11 gennaio va comunicata la non adesione») nelle news inviate il 21 dicembre scorso», dice Giampaolo Mastrogiuseppe della Cgil. Che aggiunge: «È una follia non aderire, non ne vedo i motivi: questo fondo è mutualistico, è meglio degli altri. Si sta generando un equivoco, anche se, bisogna ammetterlo, un po’ di confusione c’è stata. Poi va detto che chi non aderirà non avrà quei 128 euro in busta paga, se ne andranno comunque. Comunque c’è un presidente di Sanifonds, che è Roberto De Laurentis: per i dubbi ci si può sempre rivolgere a lui».

Chi dubbi non ne ha e si schiera espressamente contro Sanifonds è l’infermiera Monica Ioris, che fa parte anche dell’assemblea provinciale del Pd. In una lettera inviata al nostro giornale spiega perché non aderirà al fondo integrativo. «Ritengo sia incoerente che la Provincia, titolare e garante del Servizio Sanitario Pubblico, finanzi con risorse pubbliche un fondo assicurativo sanitario privato, che risponde a criteri di mercato e di consumo anziché a criteri di appropriatezza clinica e di qualità. Nel nomenclatore sono compresi, scandalosamente, anche screening oncologici offerti gratuitamente dal Servizio Sanitario Provinciale - vedi Pap test e mammografia -. Le prestazioni sanitarie elencate nel nomenclatore, richiedono al cittadino - al netto di esenzioni -, la compartecipazione alla spesa - «ticket» sanitario. Ebbene: i dipendenti pubblici potranno chiedere il rimborso anche del ticket - sempre nella misura del 50%, e con una soglia minima di 50 euro di spesa. La cosa più sconcertante è che di fronte a spese sanitarie davvero consistenti Sanifonds comunque rimborserà solamente 200 euro per anno solare. Quindi un dipendente pubblico a fronte di 1.200 euro di spese sanitarie avrà più convenienza a vedersi riconosciuta la detrazione sul 730. A meno che il dipendente pubblico non usi il doppio canale (detrazione 730 e Sanifonds) e qui mi chiedo chi verificherà che non ci siano eventuali abusi».

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