Il fumo fa male,  anche quello «finto»

Il ministro francese della Sanità sta pensando di proibire l'uso delle sigarette elettroniche nei luoghi pubblici e di vietarne la pubblicità, come avviene anche per le sigarette tradizionali. Ma non soltanto in Francia succede, anche in Italia un decreto ne prevede l'aumento della tassazione e il ministro della Salute ne ha già vietato la vendita ai minori, nonché l'uso nelle scuole

di Sandra Tafner - NO

sigarette Il ministro francese della Sanità sta pensando di proibire l'uso delle sigarette elettroniche nei luoghi pubblici e di vietarne la pubblicità, come avviene anche per le sigarette tradizionali. Ma non soltanto in Francia succede, anche in Italia un decreto ne prevede l'aumento della tassazione e il ministro della Salute ne ha già vietato la vendita ai minori, nonché l'uso nelle scuole. 

A questo proposito qualche tabaccaio immagina, chissà se con timore o con un pizzico di compiacimento, che ciò possa indurre i fumatori - quelli incalliti che si erano convertiti al surrogato e quelli nuovi invogliati dalla novità apparentemente innocua - a tornare all'antico amore. Come dire: visto che chi fuma non ha alcuna intenzione di smettere, tanto vale farlo sul serio e non per finta. Verrà proibita la pubblicità? L'ostacolo è facilmente aggirabile e già avviene per il fumo tradizionale, basta non strombazzarlo ai quattro venti e adottare un metodo ad personam. Anzi, così la forza di persuasione diventa più diretta e probabilmente più convincente.
Nei giorni scorsi in una tabaccheria cittadina una simpatica ragazza dietro un tavolino chiedeva ai clienti: lei è fumatore? Se no, quello tirava dritto; se sì, arrivava l'offerta. Un nuovo tipo di sigarette elettroniche? No, sigarette normali, una marca tradizionale molto nota, tre pacchetti da dimostrazione e due tubi contenenti tabacco. È stato ridotto il formato delle scatole per renderle meno ingombranti e usato un tabacco migliore. Calato perfino il prezzo. Per la verità non sembra proprio una grande rivoluzione, anche perché su ciascuna scatola stava scritto in caratteri che apparivano anche più grandi e più neri di prima, date le proporzioni: il fumo uccide.

Le sigarette nuove uccidono lo stesso? Sì, risponde con un sorriso timido la ragazza. Tutto alla luce del sole, mica pubblicità occulta. In realtà, con la crisi che divora, si può capire che una qualsiasi opportunità di lavoro diventi appetibile e c'è da scommettere che dietro quel tavolino la ragazza avrebbe venduto qualsiasi prodotto, dai calzini di filo al prosciutto cotto, facendo di necessità virtù. Si sarà convinta di non essere che l'ultimo insignificante e incolpevole anellino della catena, con l'unico compito di illustrare la merce elencandone i pregi in maniera asettica, senza grandi entusiasmi. Tanto per salvarsi la coscienza. Ma la coscienza delle case produttrici, quelle che immettono sul mercato un prodotto che porta la scritta «il fumo uccide»?, anche quella è salva? Tranquilli, diranno, uomo avvisato mezzo salvato. Purtroppo di attentati alla salute si ha notizia sempre più spesso. L'ultimo in ordine di tempo è quello del latte che, ovviamente, non porta neppure la scritta «questo prodotto uccide».

Si tratta delle confezioni di 17 imprenditori agricoli della provincia di Udine che sul mercato hanno proposto latte (e conseguentemente formaggio) tossico e cancerogeno, ben consapevoli che era stato contaminato da una muffa del mais dato in pasto alle mucche. Una muffa molto pericolosa, per cui il mais si sarebbe dovuto buttare, ma è chiaro che in quel caso sarebbero svaniti i lauti guadagni. E non soltanto gli imprenditori non volevano perderli, ma potevano contare pure sulla connivenza di tutta una trafila di dipendenti che nascondevano le contaminazioni affinché passasse inosservata la presenza delle sostanze tossiche estremamente nocive, specialmente per i bambini. Pecunia non olet, il denaro non puzza, si dice. Ma lo si dice quando il denaro non è pulito, quando non c'è deodorante che tenga perché resta sempre l'odore del cinismo e di tutti i suoi derivati. Nessuno oggi cade dal pero ingenuamente meravigliato per le cose malvagie che succedono, l'abitudine a esserne informati sta invadendo il pensiero quotidiano, ed è questo il peggio. Perché l'unico antidoto in possesso dell'uomo della strada può essere soltanto la forza dell'indignazione. Ogni volta più indignati di prima.

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