I dubbi di un prof allo scrutinio

I dubbi di un prof allo scrutinio

di Alessandro Tamburini

È terminata l’ultima settimana di lezioni. Siamo ai titoli di coda di un anno scolastico che sembrava non dovesse finire più. Snervato, irritato dalla dubbia utilità di tanti documenti, l’insegnante vive lo Scrutinio finale come un momento di liberazione.

Resteranno gli ultimi adempimenti e l’Esame di Maturità, ma fuori dalla prolungata routine, già in una zona quasi franca che confina con l’estate.

Nell’aula della riunione si abbassano le tapparelle per rendere più leggibile il tabellone proiettato sulla lavagna luminosa. Di fianco ai nomi degli studenti sono allineati i loro voti, in rosso le insufficienze, e su quelle gli sguardi si concentrano, perché chi ne ha diverse rischia l’anno. E si comincia proprio dal caso più critico, sette o otto materie insufficienti sulle dieci totali, pare una striscia della Croce Rossa. In tono amaro ma fermo, il docente coordinatore dichiara che non c’è nemmeno da discutere e tutti quanti annuiscono. Resta poco da aggiungere anche sulle cause dell’insuccesso, dovuto all’atteggiamento rinunciatario mostrato dall’alunno, refrattario a sollecitazioni e tentativi di recupero, come sulla già nota problematica famigliare che ci sta dietro, rispetto a cui purtroppo la scuola non può fare molto.

Segue uno studente che di insufficienze ne ha sei, di cui un paio gravi. Anche la sua sorte sembrerebbe segnata, perché di norma con tre o quattro “materie sotto”, come dicono i ragazzi, si viene fermati, ma nasce comunque una disputa. Il giudizio dei colleghi risulta però quasi unanime: il ragazzo avrebbe capacità ma non si è mai impegnato, ha fatto troppe assenze ingiustificate, avrebbe potuto recuperare ma nell’ultimo periodo invece che provarci ha mollato del tutto. Viene espressa per la seconda volta la formula “non ammesso”, che vuol dire bocciato ma fa meno impressione.

Il passo successivo porta a una studentessa su cui gravano quattro insufficienze di varia gravità, e la discussione tarda a partire, ristagna, come se nessuno volesse sbilanciarsi prima di capire l’intenzione generale. Poi i toni si fanno di colpo accesi, gli animi si scaldano. Appare ben presto chiaro che questo è il punto di svolta, in cui sarà fissato lo spartiacque che dividerà i beati dai dannati, con in mezzo il Purgatorio degli alunni mandati avanti con carenze formative, cioè materie che dovranno recuperare poi. I vari docenti si pronunciano in modo nettamente discordante. C’è chi parla di un’alunna negligente e svogliata, che pur capace non ha fatto neanche il minimo richiesto. Chi invece dice che ha lavorato, anche se forse non con la dovuta costanza, e ha ottenuto risultati apprezzabili. Il quadro dei voti conferma un impegno settoriale e spiega la diversa immagine che ha dato di sé a questi e a quelli, ma è una decisione collegiale che deciderà la sua sorte e si portano argomenti a favore e contro. È una furbetta che fa assenze strategiche, sostiene una. Nella mia materia invece è la più brava e aiuta i compagni in difficoltà, ribatte un altro. È il tipo che tende a fare quel che le piace quando ne ha voglia, convengono alcuni, ma poi devono ammettere che ragiona, è fra i pochi ad avere spunti personali. Si ricorda che è stata ripresa anche per qualche intemperanza o presunta mancanza di rispetto, ma si obietta che sono stati episodi non gravi, che la disciplina andrà se mai valutata nel voto di condotta, che adesso si chiama “capacità relazionali”.

E si potrebbe andare avanti per ore, chiamando in causa i più vari aspetti e problemi della valutazione, e in qualche modo della scuola. Nel rituale non può mancare il collega che mostrando l’orologio invita a concludere, e l’altro che stizzito ribadisce il dovere di prendersi tutto il tempo necessario. L’accordo non viene raggiunto e rimane solo la votazione per alzata di mano. La maggioranza che decreta la promozione dell’alunna è risicata e la polemica continua, ma con poca convinzione. Di lì in poi non ci saranno grossi scogli, perché ben difficilmente potrà essere fermato un alunno con meno insufficienze di quello che è stato promosso. Si dovrà solo stabilire quante materie far recuperare, quali cinque potrebbero diventare sei. Alla fine scorrono rapide le belle pagelle degli alunni che hanno raggiunto i risultati migliori, e sollevano un po’ il morale del Consiglio.

Ogni riferimento a persone o a fatti realmente accaduti è puramente casuale, occorre più che mai dire, e ho scelto uno sguardo esterno per mostrare ciò che accade, piuttosto che giudicarlo. Certo è che anche allo Scrutinio l’insegnante può essere assalito da molti dubbi, da un senso di impotenza rispetto a questioni insolute che stanno più a monte: i criteri generali della valutazione, quale peso attribuire ai livelli di partenza, un’idea di Scuola come selezione o come inclusione, per dirne solo alcune. Dati inconfutabili attestano che l’alto numero di alunni per classe fa aumentare la percentuale di insuccessi, e che a esserne più colpiti sono quasi sempre studenti di modesta estrazione sociale, mentre i migliori hanno alle spalle condizioni più solide. Per cui risulta che come possibile ascensore sociale la Scuola non funziona, e non ce ne sono molti altri. Fino a problemi più specifici, come la scelta di non ripristinare in Trentino, al contrario che altrove, gli Esami di riparazione a settembre vincolanti per il prosieguo.

A momenti viene da domandarsi se sia giusto, in una Scuola dove tante cose non funzionano come dovrebbero, con responsabilità in ogni reparto, che alla fine solo gli studenti possano venire bocciati. Tuttavia anche ritenendo che l’intero sistema educativo vada riformato, finché la realtà è questa credo sia doveroso richiedere impegno da parte dei ragazzi. Coinvolgerli e appassionarli quanto più possibile, ma nel contempo educare al senso del lavoro e della fatica per il raggiungimento di un risultato. Sempre più spesso negli ultimi anni ho visto studenti che si aspettavano di essere bocciati, ed erano convinti di meritarlo, che con sorpresa si sono ritrovati promossi. Su quali effetti questo abbia prodotto su di loro e sui compagni di classe lascio il giudizio al lettore .

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