Gli "esempi" della politica

Gli "esempi" della politica

di Alberto Faustini

Davvero strana, oggi, la politica. Prendete i manifesti col volto di Silvia Zanetti comparsi in queste ore a Trento. Non sappiamo ancora quando saranno le comunali e non si conoscono bene i vari equilibri, ma lei ha deciso di partire subito. Del resto, la lista che la sostiene si chiama “Si può fare”.

L’ultimo che partì così presto fu Marcello Carli, alle provinciali di poco più di dieci anni fa. Sì, proprio lo stesso Carli che insieme all’avvocato Silvia Zanetti e all’avvocato Alessandro Baracetti fa pensare che ci sia davvero un grande (e affollatissimo) centro, mentre ormai da tempo gli elettori si sono spostati o di qua o di là, rendendo il centro piccolo, se non minuscolo, al cospetto di centrosinistra e centrodestra. A proposito di Carli: allora manco poté candidarsi; finì per sostenere l’”avversario” Dellai, ma in giunta, al posto suo, ci andò Lia Giovanazzi Beltrami.

Corsi e ricorsi storici? Intanto s’assiste a uno scontro divertente sul nuovo e sul lavato con Perlana, con i sostenitori della Zanetti - Grisenti, Gubert e Primon, tanto per non far nomi - che accusano gli altri, e soprattutto Ianeselli, di essere espressione della vecchia politica. Il nuovo che avanza.
Insomma, non si sa quando voteremo per eleggere il sindaco di Trento, ma già volano gli stracci. Pensate poi alla vicenda Pruner-Kaswalder. Breve riassunto per chi ha passato su Marte le ultime settimane: il presidente del consiglio provinciale nomina Walter Pruner suo segretario particolare. Poi lo licenzia, “scoprendo” che Pruner è sì un autonomista (da quando è nato), ma della sponda sbagliata. Perché anche gli autonomisti, nel “grande” centro, sgomitano. Licenziamento ritenuto illegittimo dai giudici. Con tanto di super risarcimento da versare a Pruner.

Dunque Kaswalder si dimette? Non ci pensa nemmeno. Lo farà l’intero ufficio di presidenza per metterlo in difficoltà? Non esiste. Colpo di scena: si dimette Giorgio Tonini, uno che si ricorda ancora cosa sia la politica. Di fronte a una cosa che ha poco di serio e nulla di istituzionale (perché il consiglio provinciale non dovrebbe essere una sezione di un partito autonomista, ma un’istituzione) lascia la guida del gruppo del Pd. Messaggio subliminale: se non riesco nemmeno a convincere Olivi a lasciare l’ufficio di presidenza per far esplodere il caso Kaswalder, tanto vale che lasci tutti nel loro brodo.

A proposito di sinistra: quest’area sostiene compatta Franco Ianeselli a parole, ma teme che la candidatura non sfondi al centro (ma allora è grande davvero?). Il centrodestra, dal canto suo, inizia a scoprire che Alessandro Baracetti - che aveva il pregio d’unire un’area che ora unita non è più  - è conosciuto solo nei corridoi del tribunale. Panico. Mancano ancora mille esempi, alcuni forniti da Conte, che pur di tirarla lunga sarebbe disposto a chiamare anche il suo barbiere agli stati generali. Sarà tutta colpa del lockdown?

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