I tanti volti dell'8 marzo

I tanti volti dell'8 marzo

di Alberto Faustini

C’è l’8 marzo di Fiammetta, la figlia del giudice Borsellino. L’8 marzo di chi non smette di cercare la verità sull’attentato di via D’Amelio. Di chi un giorno ha deciso di aiutare il pentito che il 19 luglio del 1992 ha ucciso suo padre: un collaboratore di giustizia che, insieme alla compagna, ha enormi difficoltà economiche. Fiammetta, con i fratelli e tanti altri, è il simbolo dell’Italia che combatte la mafia. Che coltiva la memoria. Che cerca la verità alla faccia dei depistaggi. Quella di chi allunga la mano per aiutare anche chi le ha distrutto la vita.

C’è l’8 marzo di Annalisa Malara, l’anestesista di Cremona che a Codogno ha capito che Mattia, il ragazzo che non voleva saperne di guarire da una leggera polmonite, in realtà poteva avere il coronovairus. Senza la sua intuizione l’Italia non avrebbe alzato la barriera che sta rallentando il diffondersi dell’epidemia.

C’è l’8 marzo di Francesca: la dottoressa Colavita è la giovane ricercatrice che con altre colleghe ha isolato il virus. La sua vita da precaria, vincitrice di concorso in attesa d’assunzione (assunzione che ora è arrivata), è l’esistenza professionale di tantissime italiane, in settori diversi. Anche se altamente specializzate, faticano a entrare nel mondo del lavoro. E quando ci riescono, sbattono contro il tetto di cristallo: quello che impedisce alle donne di fare carriera come gli uomini; quel muro invisibile che blocca i loro stipendi.

C’è l’8 marzo di Anna Kuliscioff, anarchica e rivoluzionaria russa naturalizzata italiana: studia filosofia, si laurea in medicina, fa (anche) la giornalista, e pretende - nei suoi scritti, nel suo lavoro, nel suo impegno quotidiano - che la condizione delle donne nella società venga trattata come quella di chiunque si ritrovi, per ragioni politiche o per classe sociale, a subire un trattamento ingiusto. «Per il trionfo della causa del mio sesso - disse in un memorabile intervento nel 1890 - mi auguro un po’ meno di intolleranza dagli uomini e un po’ più di solidarietà dalle donne». C’è ancora molto da fare, purtroppo.

C’è l’8 marzo di Stefania Segnana: l’assessora provinciale alla salute che ogni giorno, in mezzo a mille uomini, cerca di dirci la verità su quel che ci sta capitando. Encomiabile lo sforzo di trasparenza e di chiarezza. Anche se accanto ai giusti divieti c’è la sfilza delle deroghe. Bello vedere le piste piene, ma le code non sono “assembramenti”? L’opportunità politica, anche rispetto a certe manifestazioni, si piega alle regole o viceversa? C’è l’8 marzo di tutte le straordinarie donne che in questi giorni si fanno in quattro per “sostituire” la scuola. Un esercito invincibile e pieno di idee, di risorse e di bellezza.

E ci sono tanti altri 8 marzo. Ma fatichiamo a vederli: perché li diamo sempre per scontati.

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