Il buon Maurizio e il cattivo Fugatti

Il buon Maurizio e il cattivo Fugatti

di Alberto Faustini

Ormai è una certezza: ci sono due Fugatti. Il presidente buono e il presidente cattivo. Ovviamente i due sono intercambiabili. A seconda dei momenti e, soprattutto, delle dichiarazioni del governatore. Chi non è leghista ama ad esempio il primo: quello democristiano, che quando dice una cosa ad alta voce poi quasi sempre si pente; quello inclusivo, che cerca di ascoltare tutti e che cerca classe dirigente anche in praterie fino a ieri bazzicate da altri partiti.

I leghisti amano di più (e considerano buono) il secondo: quello che rifiuta un milione di euro per l’inserimento dei richiedenti asilo e che non si preoccupa dei posti di lavoro che verranno meno in virtù di questa decisione; quello che attacca il nuovo ministro delle regioni Boccia anche se non ha ancora rilasciato dichiarazioni degne di nota, se non per riconoscere il ruolo di territori come il nostro; quello che dice che ai trentini che sono nelle case di riposo non piace avere accanto persone di colore.

Il presidente Maurizio è istituzionale: governa e sa benissimo che deve esser pragmatico. Alla festa dell’autonomia solleva la «questione trentina», riproponendo un tema antico, che non scalda i cuori ma che è però fondamentale. Parlare di questione trentina significa infatti  evocare la questione altoatesina e affermare, al contempo, la propria diversità, ma anche il proprio ruolo in seno a un disegno più grande, che riguarda la Regione, l’autonomia, i rapporti con lo Stato, la nostra storia che resta una sola e che non va snaturata, anche se si inserisce necessariamente in un contesto più ampio. In Alto Adige - ha detto nel forum che abbiamo ospitato al giornale - ci sono problemi diversi, che partono prima di tutto dalla lingua e dai problemi etnici, ma anche noi eravamo autonomi ben prima che quest’autonomia venisse riconosciuta e rivendichiamo la nostra diversità.

Fugatti è invece leghista («Sulla mia tessera c’è scritto 1993 e qualcosa vorrà pur dire») e quando va da Salvini a Pinzolo tira fuori artigli impensabili. Per dire che il nuovo governo non è amico delle autonomie e per esibire una faccia dura, prossima al razzismo, che non gli appartiene. E a chi cerca di fargli notare che il Trentino, anche quando vota Lega, resta una terra solidale, piena di volontari (sì, volontari proprio come i richiedenti asilo che cercano di inserirsi e di dare una mano), Fugatti dice che dovrebbe girare di più nel territorio, dove si sente una certa esasperazione.  

Esasperazione che il governatore Maurizio non può però certo cavalcare: perché si ritorcerebbe contro la Provincia, contro l’anima profonda di un Trentino che ha avvertito e condiviso l’aria del cambiamento, ma che resta cattolico, attento a certi valori, a certi atteggiamenti. Quale sarà il vero presidente?

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