Le guide alpine

Le guide alpine

di Alessandro Beber

Come raccontavamo la volta scorsa, quando nella seconda metà dell'800 i gentlemen inglesi diedero vita al gioco dell'andar per monti, rincorrendo la conquista delle cime più alte, belle e significative delle Alpi, si trovarono a dover fare i conti con grossi problemi logistici. In molti casi solamente raggiungere la base delle pareti più ripide costituiva una bella avventura, mancando ogni via di accesso segnata.

Per questa ragione, fin dagli esordi gli alpinisti si servirono di guide locali, spesso cacciatori o cercatori di cristalli, che mostrassero loro la via, potessero aiutarli con i carichi e garantire un maggior grado di sicurezza alle ascensioni.

Già Jacques Balmat, primo salitore del Monte Bianco nel 1786, l'anno successivo si pone al servizio dello scienziato H.B. De Sausurre per accompagnarlo sul tetto d'Europa. Nel 1821 nasce la Compagnie des Guides de Chamonix, nel 1850 quella di Courmayeur e nel 1865 anche il Tirolo austriaco stende un primo regolamento professionale per le Guide Alpine che cominciano ad operare nelle Dolomiti.

Esemplificativo è il caso di Paul Grohmann, padre fondatore dell'Alpenverein e primo salitore di innumerevoli cime come la Marmolada, il Sassolungo o la Cima Grande di Lavaredo, le cui ascensioni furono accompagnate per la quasi totalità da Checo de Meleres e Santo Siorpaes, storiche guide ampezzane.

Da allora, acqua sotto i ponti ne è passata parecchia, e i connotati di questa figura professionale sono mutati nel profondo, seguendo di pari passo l'evoluzione del turismo montano.
Se 150 anni fa l'alpinismo era roba per ricchi, col tempo questa attività si è popolarizzata, coinvolgendo un numero sempre maggiore di appassionati, cosicché anche il terreno d'azione delle guide si è allargato notevolmente.

Oggigiorno le Guide Alpine sono gli unici professionisti riconosciuti ed abilitati all'accompagnamento su terreno alpinistico (arrampicata su roccia e ghiaccio, vie ferrate, escursioni in ghiacciaio, canyoning) ed innevato, al di fuori delle stazioni sciistiche (sci fuoripista, scialpinismo, escursioni con le ciaspole), mentre per quanto riguarda l'escursionismo estivo negli ultimi anni è stata creata un'ulteriore figura che è quella dell'Accompagnatore di Media Montagna.

Le Guide Alpine di ogni paese sono inoltre riunite sotto l'egida dell'UIAGM, un'associazione internazionale che riconosce la validità e la reciprocità del titolo in quasi tutti i paesi del mondo, motivo per cui possono lavorare indifferentemente in Europa, in Canada e Stati Uniti, in Nuova Zelanda come in Perù, e via dicendo...

Per ottenere questa licenza, i candidati devono affrontare un test d'ingresso per poi accedere ai corsi di formazione che durano circa 110 giornate spalmate su due anni, con una decina di esami nelle varie discipline.
È risaputo che il mercato dell'Outdoor, inteso come turismo orientato verso vacanze attive nella natura, è in costante crescita, così come attività un tempo considerate di nicchia - pensiamo alla scalata o allo scialpinismo - contano ormai numeri da capogiro (in Europa stime attendibili attestano 3/4 milioni di appassionati che praticano arrampicata sportiva!).
Come è intuibile, la maggior parte di questa utenza non è necessariamente interessata ad essere accompagnata sulla cima di una montagna, ma magari vuole imparare i fondamentali tecnici e gli aspetti relativi alla sicurezza per svolgere queste attività correttamente e in autonomia.

Ecco quindi che anche nella formazione delle moderne Guide Alpine, sempre maggior risalto viene dato all'aspetto didattico, per poter insegnare e trasmettere in maniera efficace le conoscenze ai propri allievi.
Chissà che ne direbbe il burbero Tita Piaz, detto «il Diavolo delle Dolomiti» non solo per le doti di scalatore, ma è un dato di fatto che un forte alpinista non sempre sappia essere anche un buon maestro.

Per contro, alcuni aspetti chiave di questa professione rimangono immutati nel tempo...

Asseriva nel 1888 tale Emile Rey: «Non è il guadagno che mi spinge sulle vette. È la grande passione che ho per la montagna. Ho sempre considerato l'onorario come una cosa secondaria nella mia vita di Guida Alpina».
Credo che questa impostazione sia tuttora valida per la maggior parte delle persone che fanno questo mestiere, che è spesso scomodo, pericoloso e logorante, ma coinvolgente come pochi altri e fonte di infinite soddisfazioni. E non c'è stipendio che paghi la fortuna di fare ciò che piace.

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