Il tricolore dell'assessore Bisesti

Il tricolore dell'assessore Bisesti

di Renzo Moser

Nel momento eccezionalmente difficile che tutta la comunità trentina, sta vivendo, l’assessore all’Istruzione Mirko Bisesti, forse per distinguersi da alcuni colleghi di giunta letteralmente spariti nelle ultime settimane, ha ritenuto di dover battere un colpo.

E così, mentre al presidente della giunta, Maurizio Fugatti, e all’assessora alla salute, Stefania Segnana, è riservato l’ingrato e triste compito della quotidiana contabilità di morti e contagiati da Coronavirus, Bisesti ha deciso di farsi sentire anche lui, e di farlo nei modi e con i mezzi che evidentemente gli sono più congeniali, quelli di una aggressiva, quanto impropria, inopportuna e gratuita polemica social.

Lo ha fatto condividendo, con patriottico entusiasmo, un post, non meglio identificato, che trasuda retorica nazionalista, esalta l’Inno di Mameli e disprezza le note universali di “Bella Ciao”, come se le emozioni che quei due canti suscitano fossero, anch’esse, di parte, e non patrimonio di un sentire comune; un post ipocritamente ma evidentemente fascista, che inneggia ai reparti che sfilano ai Fori Imperiali e calpesta la memoria dei partigiani, i quali, bontà loro, non sarebbero in prima fila (!) a combattere la pandemia.

Un post sconclusionato, che tutto vuole tranne che unire una comunità, in un momento in cui di unità c’è bisogno dato quando di mascherine. Ma forse questo non tutti lo capiscono. A cominciare da chi «condivide volentieri».

All’assessore Bisesti, e a chi scrive che «noi il tricolore lo abbiamo sempre sventolato» e che «Noi siamo quello che siamo sempre stati!», non resta che ricordare quello che il leader storico, nonché fondatore, della Lega, tale Umberto Bossi, amava ripetere parlando del suddetto tricolore: «Quando vedo il tricolore mi incazzo. Il tricolore lo uso per pulirmi il c…». Ma forse quella era una simpatica provocazione…

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