Una Botta di vita per le Albere

Addio alla biblioteca in Sanseverino

di Leonardo Pontalti

Adieu, Botta. Adieu, bibliothèque. Trento dice addio al progetto che avrebbe chiuso il cerchio non solo della grandeur universitaria (dopo San Bartolameo, Sanbapolis, Lettere) cittadina, ma della riqualificazione reale della parte di città affacciata sul fiume.


Trento dice addio alla cattedrale laica della cultura, e lo fa salvando la cattedrale laica dello charme e degli schei, le Albere.
In molti vedono, nella rinuncia al progetto di piazzale Sanseverino, ora, un'ottima occasione: per riciclare una struttura - come il centro congressi fatto progettare a Piano - di cui molti intanto ignoravano l'esistenza. E rispetto al quale molti altri si stanno chiedendo a che cavolo sarebbe servito. Soprattutto in un quartiere che stenta, per ora, a prendere vita. Esempio n'è stata la notte dei ricercatori, ospitata da un quartiere che - alzando il naso all'insù, sembrava - pardon - era, una citta fantasma. Case e spazi vuoti. Ora, se gli inquilini non verranno, o se tarderanno ad arrivare, almeno ci saranno gli studenti, a far vivere quel pezzo di città che, piaccia o no, è e sarà un bel pezzo di città. Sarebbe imperdonabile lasciarlo isolato dal contesto del vissuto quotidiano.


E questa - il salvare l'anima delle Albere - è senz'altro un buona cosa: strette tra Muse e biblioteca, per le Albere un po' di vita verrà, fosse anche solo al piano terra.

Quella che buona cosa non è, tuttavia, è vedere come questa città e i suoi amministratori hanno potuto buttare - dopo aver scomodato e, giustamente, comunque pagato l'architetto ticinese - un piano ambizioso come quello di Botta. Perché è ben vero che ora, 2013, tutti parlano di decisione saggia, viste le scarse risorse economiche. Ma la verità è che - non fosse stato per amministratori che in questo frangente hanno dimostrato una grave mediocrità e un gravissimo attendismo - la biblioteca di Botta, nel 2013, avrebbe dovuto essere in piedi già da quattro anni.


Nei piani dell'Università, l'edificio avrebbe dovuto essere terminato già nel 2009, quando i soldi c'erano e sarebbe stato bene utilizzarli (anche) per un progetto che avrebbe reso ancor più attrattiva Trento (visto che ora ci gloriamo di quanto lo sia, con le recenti classifiche e statistiche).


Invece il Comune ha voluto attendere. L'Università - come ha dimostrato il progetto Sanbapolis - avrebbe già fatto, fosse stato per lei. Ma è stata bloccata da gente che ha tenuto un atteggiamento mediocre. O comunque caratterizzato da posizioni difficilmente sostenibili e giustificabili. Nomi e cognomi: Botta è stato silurato da attendismi dovuti a commenti del tipo «La struttura presenta richiami alla massoneria con la sua struttura triangolare» (Antonio Coradello); «È simile alle piramidi egiziane, troppo ambizioso per Trento» (Gabriella Maffioletti); «La biblioteca oscurerà la vista del Duomo» (Nicola Salvati). E questi erano solo alcuni dei componenti della commissione urbanistica. Ma quando la squadra fa "cappelle", si deve tirare in ballo anche il mister-sindaco, non solo i giocatori-conisglieri.


Consiglieri che stroncarono Botta adducendo queste ridicole motivazioni, dall'Egitto all'ombra sul Duomo lontano centinaia di metri e coperto da alberi e case, tra via Sanseverino e via Verdi. Questo fu quanto fu costretto a sentire Botta quando, nel 2011 scese a Trento per riproporre al Comune il suo progetto, ridimensionato e limato proprio per assecondare questi amministratori. Nel 2011, quando il suo primo progetto era del 2003 e le auto di piazzale Sanseverino avrebbero dovuto lasciar spazio a qualcosa di più utile, moderno e serio, già dal 2009.


Ora almeno, i libri salveranno le Albere. Una consolazione, ma che è e rimarrà magra.

comments powered by Disqus