La bugie di Stato sulla fuga del sicario

La bugie di Stato sulla fuga del sicario

di Luigi Sardi

Si deve annunciare la morte di Luis Amplatz, il ritrovamento del suo corpo, la fuga ovviamente rocambolesca di “Peter Hoffmann”, insomma di Christian Kerbler, e così si convoca una conferenza stampa. Le vicende sudtirolesi preoccupano e angosciano gli Italiani, si intuisce che Amplatz è stato fra i protagonisti dell’ondata terroristica – o patriottica a seconda dei punti di vista – dell’inizio degli anni Sessanta, non si capisce come sia morto, l’interesse giornalistico è comunque enorme. E poi si favoleggia che alcuni cronisti siano vezzeggiati da certi uffici e che taluni personaggi elargiscano informazioni di primissima mano. O spacciate per tali. Una conferenza stampa può essere utile per nuovi agganci. Maldicenze, inevitabili invidie di lavoro.
A Bolzano arrivano gli inviati speciali delle grandi testate. C’è Egisto Corradi che è stato ufficiale in Grecia con gli Alpini della Julia, poi in Russia nell’Armir. E’ decorato di Medaglia d’Argento al valor militare, è stato uno dei pochi giornalisti – un altro fu l’indimenticabile Aldo Gorfer dell’Adige di Trento – a raccontare la rivolta ungherese degli anni Cinquanta: soprattutto era un giornalista molto autorevole del Corriere della Sera.

Arrivato di mattina sull’auto del Corriere guidata da un autista, e con lui c’era un giovane, vivacissimo giornalista in funzione di segretario, era sceso al Des Alpes, aveva incontrato Guido Trivelli direttore dell’Alto Adige per avere altre notizie sugli accadimenti del Sudtirolo ed era in prima fila alla davvero affollata conferenza stampa, salutato con deferenza dal Questore di Bolzano. Ecco, qualcuno ricostruisce con molta enfasi l’irruzione nel fienile, il ritrovamento del corpo, la cattura dell’Hoffmann con quel “mannaggia, ha sorpreso gli agenti che lo stavano trasferendo da Merano a Bolzano, ha fatto sbandare l’auto ed è fuggito nella notte”. Nei vaghi ricordi di quel momento c‘è l’immagine dei poliziotti che, “prontamente ripresi e balzati dall’auto finita in un paracarro, hanno sparato…”. Si sente benissimo la voce di Egisto Corradi, quel “scusi, ma non era previsto?” seguito da una sorta di bolgia perché in molti non hanno capito cosa poteva essere successo.

In fondo alla sala, accanto al “giornalista-segretario” di Corradi c’era un dipendente dell’Alto Adige che dal marzo del 1959 e nella redazione di Trento faceva le brevi di cronaca nera, soprattutto gli incidenti stradali. Aveva il ruolo di “porgitore di abbonamenti”, soprattutto una tesserina di colore blu che lo eleva al ruolo di “collaboratore”. Ecco l’idea forse banale ma pratica con quell’ “andiamo a vedere il luogo dell’incidente”subito accolta con un “sì, ma devo chiedere all’inviato” che sta salendo sull’auto del Corriere. Corradi dice di sì, il “giornalista-segretario” è molto soddisfatto, sale sulla Lambretta del “collaboratore” annunciando “paga il Corriere il pieno”. E un pieno in quell’epoca non era cosa da tutti i giorni. Si parte lungo la strada per cercare il luogo dove l’auto della polizia era sbandata. Doveva esserci una traccia: un paracarro con un segno di un impatto. Niente. Si torna indietro, si percorrono alcuni chilometri a piedi. Non c’ è traccia di incidente e allora si torna in Questura per fotografare l’ammaccatura sulla carrozzeria dell’auto della Polizia. Che non è possibile vedere perché sequestrata per ordine della magistratura. “Ma una fotografia non cambia nulla….per il Corriere. E allora c’è un bonario suggerimento, quel “lascia perdere, cosa vuoi un’ammaccatura…”.

Poi si saprà che l’ avvocato Hugo Gamper, difensore degli interessi della vedova di Amplatz – una donna che mi è stata descritta come molto fiera e molto coraggiosa - aveva fatto fotografare paracarri, alberi, muretti, recinzioni che costeggiano la strada per Merano, quella del 1964, dove, secondo i resoconti, Kerbler era schizzato fuori dall’automezzo dopo aver aggredito l’autiere. Fotografie bastevoli a dimostrare che nessuna auto aveva sbattuto da qualche parte. E’ invece certo che il giorno stesso della fuga, quindi all’indomani del tragico agguato nel fienile, il sicario aveva – o meglio era stato accompagnato – raggiunto Zurigo, era salito su un aereo per Londra. Gamper aveva scoperto anche l’albergo dove il killer aveva soggiornato. Prima di sparire per materializzarsi per un attimo alla giornalista Mezzanotte.

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