La fontana monumentale nella piazza di Vezzano

La fontana monumentalenella piazza di Vezzano

di Luigi Sardi

Da un secolo quella fontanella nella piazza di Vezzano mormora le parole della memoria e il suo fresco zampillo ricorda ogni giorno, ogni notte, ogni anno, quella Heimat trentino-tirolese perduta ma non dimenticata.

È – o meglio era – la Kaiser Franz Josef Brunnen edificata da padre Fabiano Barcatta nel marmo rosso di Lasino e in quello bianco di Roncone; il profilo dell’Imperatore era incastonato in un medaglione a sormontare una ghirlanda. Su un lato un soldato, sull’altro una donna con un bimbo a reggere un mazzolino di fiori.

Nella parte più alta l’aquila tirolese. Dal giornale «Il Risveglio Austriaco» di lunedì 17 marzo 1917 la cronaca dell’inaugurazione: «Nella seconda festa di Pasqua seguì a Vezzano in forma solenne la inaugurazione della fontana monumentale eretta per iniziativa del comando regionale sulla Piazza Francesco Giuseppe, in memoria dei difensori del Tirolo».

Ecco la cronaca della cerimonia d’inauguralzione, il rito religioso, la banda che suona gli inni dell’Impero, i discorsi dove la fontana vienne indicata come «simbolo dell’amor patrio eternamente sgorgante, eternamente fecondatore» oggi segnimbolo di antica memoria. E di storia del Trentino. E quella della centenaria fontana è stata ricostruita con pazienza e bravura da Osvaldo Tonina di Vezzano.

Ecco il 4 Novembre del 1918 e i primi soldati del Regio Eserciti arrivati nella borgata, presero a fucilate l’aquila tirolese e l’immagine di Francesco Giuseppe. Doveva, ovviamente, accadere. Quei soldati, un pattuglione di Bersaglieri e di Arditi, si trovarono a riempiere le borracce sotto i simboli del nemico.

Per quanti erano sopravvissuti all’orrore delle trincee, l’aquila tirolese era «l’austriaca e spennata gallina» e, a seconda delle versioni, la Canzone di Oberdan scandiva più volte quel «morte al Franz - l’odiato tiranno». Era il culmine del Risorgimento e come accade in tutti gli eserciti, la vittoria porta l’immediata distruzione dei simboli del nemico.

Ma a Vezzano avvenne qualche cosa di più. Prima la piazza venne battezzata nel nome di Vittorio Emanuele Re d’Italia; poi si ordinò il restauro della fontana. Scalpellati tutti i simboli austriaci, venne murata quella lapide che tutt’ oggi esiste con la scritta: «Restituita alle genti italiche dalla vittoria, questa fontana su cui il nemico segnò le fallaci speranze dalla sua tirannide, canta ora in perpetuo le glorie d’Italia e di Roma».

È la storia scritta dai vincitori che ancor prima dell’arrivo del fascismo, italianizzarono le genti nate austriache. Adesso segna la voglia di riportare alla memoria quella parte di storia del Trentino volutamente e obbligatoriamente dimenticata.

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