Dobbiamo temere le malattie, non le vaccinazioni

Immaginiamo che i vaccini non fossero mai stati scoperti...

di l'Adige Salute

Immaginiamo che i vaccini non fossero mai stati scoperti e messi a disposizione per la prevenzione quale sarebbe l’impatto oggi delle malattie infettive? Una risposta a questa domanda la danno i numeri dell’Organizzazione Mondiale della Sanità – OMS- che stima in tre milioni i decessi evitati ogni anno nel mondo grazie alle vaccinazioni. Paradossalmente pare sia proprio il successo delle vaccinazioni a creare problemi nella loro accettazione, poiché la diminuzione di frequenza di queste malattie prevenibili ha portato a una diminuzione della percezione della loro gravità. Gli esperti segnalano però come alcune infezioni rischino di “ritornare” proprio per un calo di attenzione sulle vaccinazioni, a partire dal morbillo. Un virus pericoloso che potrebbe essere eliminato ma che in in Italia continua a dare epidemie (più di 800 casi solo nel 2016). Il morbillo può causare complicanze gravi, come encefalite e/o danno cerebrale con sequele permanenti nel 25% dei casi, fino al decesso in 1 caso su 1000.

Nel corso del 2016 è stata registrata anche la morte di una neonata di pertosse a Bologna; la bambina era troppo piccola per essere vaccinata, ma avrebbe potuto essere protetta dal contagio se non vi fosse stato una diminuzione delle coperture vaccinali tali da permettere la ricomparsa di questa malattia. Negli ultimi mesi, a seguito delle notizie di cronaca che riportavano i casi di meningite in varie Regioni d’Italia si è generato un timore nei confronti della meningite che ha portato ad un’impennata di richieste di vaccinazione da parte di cittadini di tutte le età. Anche se, dati alla mano, è stato dimostrato che non vi è alcuna epidemia in corso e che i casi registrati rientrano nelle attese, questo allarme meningite ha avuto quale effetto collaterale positivo di aumentare la percezione del rischio e portare l’attenzione della gente sui gravi danni che una malattia infettiva, se pur rara, comporta e sull’importanza di avere uno strumento di prevenzione come la vaccinazione; si deve temere la malattia, non la vaccinazione.

La Difterite, per non dimenticare

L’albero a cui tendevi La pargoletta mano…..

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Questi versi tratti dalla poesia “Pianto antico”, scritta da Carducci e dedicati al figlioletto Dante; il bambino era morto nel 1870 a tre anni di vita nella casa paterna di Bologna, colpito da difterite. Per secoli e fino alla fine dell’Ottocento la difterite mieteva tante vittime, soprattutto fra i bambini. Anche nella nostra provincia la difterite colpiva i bambini con numeri che oggi potremmo definire da vere e proprie stragi. Nel 1890, per citare qualche dato, a Castello Tesino su 735 ragazzi sotto i 15 anni che lì vivevano, ci furono 137 casi di difterite. Nel 1892 nello stesso paese su una popolazione di 2046 abitanti vi furono 148 casi di difterite con 36 morti, in prevalenza bambini. La malattia iniziava di solito come una forma di faringite con febbre e mal di gola; nel giro di pochi giorni i batteri della difterite si moltiplicavano velocemente e producevano una tossina che provocava la morte delle cellule della mucosa e la formazione di una membrana grigio-bianca della gola. Nel 1890 Emil Adolf von Behring, medico prussiano scoprì proprietà capaci di neutralizzare il veleno difterico. Nel 1891 il primo bimbo cui fu inoculato il siero antidifterico guarì dalla malattia; l’anno seguente si cominciò la produzione su larga scala del siero: in pochi anni la mortalità per difterite crollò dal 60 al 20 per cento.La scoperta di Behring cambiò la storia della difterite e non solo; aprì la strada a una conoscenza più precisa della risposta immunitaria ponendo le basi per la moderna immunologia e quindi per lo sviluppo di dei vaccini. Bisogna però arrivare al secondo dopoguerra con la vaccinazione estensiva di tutti i bambini per ottenere che in Italia la malattia diventi rara. Con un gesto semplice come quello di vaccinare, si ha la garanzia e l’assicurazione che questa malattia non ritorni; lo si deve ai nostri bambini e ai bambini di tutto il mondo.

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