Siamo un popolo che vive di paure

Siamo un popolo che vive di paure

di Lucio Gardin

Parlare in pubblico è stressante. Ho letto su una rivista che per alcune persone parlare in pubblico è la paura più grande, viene addirittura prima della paura della morte. Il che significa che a un funerale la maggior parte dei presenti preferirebbe essere quello dentro nella bara piuttosto che salire sull'altare e parlare. Anch'io, nonostante il mio lavoro consista anche nel parlare in pubblico, a volte vivo la cosa con apprensione. Soprattutto quando mi trovo su un palco per presentare un evento, la cosa che mi preoccupa di più è non ricordare il nome di chi c'è sul palco.

Una volta in preda al panico ho dovuto chiedere a un tecnico dietro le quinte se si ricordava il nome di quello sul palco, «Lucio Gardin» mi ha risposto, e mi sono tranquillizzato. Ma ogni volta che mi preoccupo per qualcosa so di essere in buona compagnia, perché oggi tutti vivono preoccupati. Mai nella storia di questo paese, gli ansiosi hanno avuto un decennio come quello attuale. Ci preoccupa la crisi, ci preoccupa che finiscano i soldi, che finisca la pazienza, che finiscano gli orsi. Ci preoccupa perdere il lavoro, e che magari lo trovi qualcuno che poi se lo tiene dicendo che era suo. Ci preoccupa che negli ultimi anni (fonte il Sole24ore), i giovani italiani che emigrano all'estero sono lo stesso numero di quelli che emigravano nel dopoguerra (circa 280mila l'anno). Ci preoccupa che siamo al 7% di disoccupazione per gli over 50 anni e al 34,1% per i giovani tra i 15 e 24 anni, e il pensiero primario del governo è fare una legge per dare la cittadinanza agli stranieri. Insomma ci preoccupa la sopravvivenza.

Per fortuna però, volendo, possiamo ancora vedere il bicchiere mezzo pieno; la scelta sta a noi. Se la precarietà ci fa paura, basta mettere il focus sulle certezze. Ad esempio, maggio 2014: il governo stanzia un bonus di 80 euro e il mese successivo ci sono le elezioni europee. Novembre 2016: il governo stanzia il Bonus Giovani (500 euro) e il mese successivo c'è il referendum Costituzionale. Gennaio 2018: lo stesso governo stanzia il reddito di inclusione (da 190 euro in su) ho pensato, vuoi vedere che il mese successivo ci sarà qualche ricorrenza? Cerco su Google, confermato: ci saranno le elezioni europee! Insomma le certezze ci sono, basta coglierle. E tutto si può dire di questo governo tranne che manchi di programmazione. 

P.S. «tutto si può dire» era una battuta, visto il posto che l'Italia occupa nella classifica sulla libertà d'informazione.

www.luciogardin.it

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