Serve un patto per lo sviluppo

Serve un patto per lo sviluppo

di Alessandro Olivi

La pandemia di coronavirus ci costringe ad affrontare l'emergenza quotidiana ma nel contempo ci deve indurre a costruire una prospettiva di reazione strategica al nuovo tempo che verrà.
Vale per il mondo, vale anche per la nostra Comunità.
Siamo già dentro un cambiamento che coinvolge il nostro modo di stare insieme, di lavorare, di produrre che deve essere colto con consapevolezza e responsabilità da parte dei decisori politici.

La crisi in atto va affrontata con un rinnovato spirito collettivo perché a chiedercelo è una comunità stanca, impaurita e sfiduciata.
È necessario lasciare da parte i calcoli e i tatticismi partitici, i personalismi e le ripicche, e soprattutto gli scarichi di responsabilità. Non è il tempo di scelte egoistiche e frammentate quanto quello di un nuovo patto tra la politica e la società. Un patto per la crescita, per il lavoro e per l'equità.
In Trentino lo possiamo fare partendo prima di tutto dalla rivitalizzazione di quel capitale di condivisione di progettualità e propensione al confronto che è parte della cultura dell'autonomia e ne rappresenta la costituzione materiale.

Per restituire prospettive di sviluppo economico e insieme mantenere livelli adeguati ai bisogni di protezione sociale dobbiamo essere in grado di metterci in discussione con spirito critico e contribuire a realizzare un ecosistema di reazione all'esperienza della pandemia che ci predisponga al cambiamento.
Questo vale per chi oggi è al governo come per chi sta all'opposizione, per le forze economiche e sociali, nessuno escluso. Il cambiamento deve coinvolgere anche i diversi livelli istituzionali così come la pubblica amministrazione.

Le risposte all'emergenza devono essere risposte di sistema e guidate da una rinnovata spinta alla partecipazione alla vita economica e sociale.
Nessuno deve rinunciare alla propria identità e al proprio ruolo ma mai come in questa fase soprattutto chi ha responsabilità di governo deve saper raccogliere con apertura e generosità il contributo di chi sinceramente vuole dare una mano.

Perchè in gioco questa volta non ci sono elezioni da vincere o il primato di qualche leadership individuale quanto la nostra stessa capacità di sentirci popolo e comunità.
Un nuovo Patto per lo sviluppo e il lavoro è la risposta responsabile che dobbiamo soprattutto a coloro che sono maggiormente esposti alle conseguenze della crisi: i giovani.
Concentriamoci su pochi prioritari obiettivi perché dobbiamo saper coniugare la prontezza delle risposte ai problemi del presente con un pensiero riformatore di più ampio respiro.
Il confronto sul bilancio e sulla legge finanziaria provinciale può essere l'occasione per misurare questa capacità di lavorare insieme per il bene comune.
Se la Giunta si chiude nella difesa di un operato schiacciato sull'esercizio del suo potere contingente commette un errore grave che pagherà politicamente ma che soprattutto farà pagare al Trentino di domani.

Se l'opposizione si limita alla critica ma non avanza proposte costruttive si autoconfina essa stessa nel campo della irrilevanza politica.
Ne faccio cinque di proposte, generali, ma che possono essere oggetto di confronto già a partire dal lavoro dei prossimi giorni e che si intrecciano con quelle priorità che la stessa Europa ha posto alla base del più grande piano di ricostruzione del dopoguerra.
Un programma di sostegno alle imprese che promuova investimenti nell'innovazione, nella transizione ecologica e digitale, nell'economia circolare attraverso misure selettive e premianti dal fisco agli incentivi.

Un piano di infrastrutture che investa sulla mobilità sostenibile delle persone e delle merci capace di connettere il Trentino verso l'esterno ma anche al suo interno per favorire la coesione territoriale e garantire servizi diffusi. Per capirci, la Valdastico è il passato la ferrovia e la banda larga sono il futuro.
Assicurare un sistema di protezione sociale che sia universale nei diritti e nelle opportunità ma nel contempo territoriale ed autonomistico nella capacità di sperimentare più efficaci modelli di inclusione e di affrancamento dal bisogno, valorizzando l'esperienza dell'Assegno unico provinciale e ponendo al centro la conciliazione lavoro-famiglia.
Attuare un piano di politiche del lavoro che ponga al centro la coesione di genere, ammortizzatori flessibili che difendano il lavoro nelle transizioni del mercato, più politiche attive e diritto alla formazione continua dei lavoratori a partire da un programma di alfabetizzazione digitale sia nel pubblico che nel privato.

Infine ma non per ultimo dobbiamo insieme con le altre comunità dell'arco alpino condividere un piano strategico per il turismo della montagna che può rappresentare una risposta di sicurezza e qualità ai problemi della pandemia: più ambiente, più tecnologia, più formazione e più comunità.
Mi chiedo, se non adesso, quando….

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