Si usa ancora troppo contante

Si usa ancora troppo contante

di Francesco Palermo

Con l’attenuarsi della morsa emergenziale seguita allo scoppio della pandemia, si affievoliscono anche i richiami ai mutamenti che il virus avrebbe prodotto nella società e finanche nella natura delle persone. Non si sente più che saremo tutti più buoni.

E l’attenzione si è ahimè spostata sul pesante lascito socio-economico del Covid-19.
Tra i cambiamenti che inizialmente sembravano inarrestabili vi era il rapido passaggio ai pagamenti elettronici. Spinti dall’aumento del commercio online durante la chiusura dei negozi, e ancor più dal fatto che monete e banconote sono tra i luoghi preferiti da virus, batteri e altri microrganismi, era facile ipotizzare una forte crescita dell’uso di bancomat, carte di credito, bonifici bancari e altre forme di pagamento senza contante. Poi pian piano il tema è sparito.

E come ci stiamo rassegnando a non diventare più buoni, pare che continueremo a scambiare denaro contante come se nulla fosse avvenuto.
Eppure le ragioni per incentivare l’uso dei pagamenti elettronici sono molteplici, anche a prescindere dal virus. In pochi sanno che la gestione del contante (produzione, trasporto, distribuzione, custodia, eliminazione) ha costi per nulla irrilevanti. Ma al di là di questo, il denaro elettronico è lo strumento forse più efficace per combattere l’evasione fiscale, garantendo la tracciabilità dei pagamenti. In Italia tutte le stime, comprese quelle del Ministero dell’Economia e delle Finanze, calcolano un’evasione fiscale superiore ai cento miliardi all’anno. Almeno tre manovre economiche, e molto più di quanto è stato e mai sarà stanziato per l’emergenza coronavirus.
Ci sono poi altri fattori non propriamente irrilevanti, come la protezione dei consumatori, la lotta ai reati derivanti dal commercio illecito e dal riciclaggio di proventi di attività criminosa, la semplificazione della contabilità per banche, imprese e pubbliche amministrazioni, la creazione di pari condizioni di concorrenza tra le imprese, la riduzione dei costi sociali legati a furti, scippi, rapine.

Invece nulla. Nei 266 articoli del decreto “rilancio”, dedicato al “sostegno al lavoro e all’economia, nonché di politiche sociali connesse all’emergenza epidemiologica”, di incentivi ai pagamenti elettronici non vi è traccia. E nemmeno nelle bozze del prossimo decreto semplificazioni. In nessuno degli innumerevoli provvedimenti adottati dall’inizio di marzo ad oggi si è pensato di intervenire per ridurre le commissioni che gravano sui commercianti, che rappresentano un forte ostacolo alla diffusione dei pagamenti elettronici. Né si è incentivata la dotazione di POS presso la Pubblica amministrazione, che specie in alcune zone d’Italia ne è carente in ospedali, scuole, uffici pubblici. L’obbligo per commercianti e professionisti di accettare pagamenti con bancomat superiori a 30 euro vale solo per le gradi attività commerciali e professionali, ed è pertanto un obbligo solo sulla carta. Non si è pensato di consentire il pagamento delle mance col bancomat, come avviene quasi ovunque all’estero.

Né si sono agevolati i pagamenti contactless per gli acquisti di importi ridotti, come i biglietti dei mezzi pubblici. L’unico intervento significativo degli ultimi anni è stato invece l’aumento della soglia dei pagamenti in contanti. Per quanto la strada non sia la previsione di limiti e divieti, peraltro facilmente aggirabili, all’uso del contante ma l’incentivazione di altre forme di pagamento, il messaggio che ne esce è piuttosto chiaro. E la povera “lotteria degli scontrini”, che di per sé è una buona idea, per quanto macchinosa e probabilmente inefficace nelle modalità previste, è stata anch’essa travolta dall’epidemia: doveva iniziare quest’anno ma se ne sono perse le tracce.

Le proposte sono sul tavolo da tempo. Messe nero su bianco da organismi indipendenti come il CNEL e molti altri. Dall’abolizione delle banconote da 500 euro alla riduzione (eventualmente anche sovvenzionata) delle commissioni interbancarie, dall’incentivazione dei POS (ad esempio prevedendone il comodato gratuito) e della tecnologia contactless, al lancio di campagne di informazione per sensibilizzare i cittadini al pagamento con strumenti alternativi, alla digitalizzazione della Pubblica amministrazione. Scommettiamo che in presenza di queste azioni sarebbe più facile per l’Italia ottenere credito politico sul piano internazionale, rating migliori, prestiti meno condizionati dai partner europei?
Ci troviamo invece di fronte ad un’ennesima occasione perduta. Per diventare, se non migliori, almeno un Paese meno povero e più affidabile.

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